‘Ndrangheta e politica. Un intero Comune nelle mani della ‘Ndrangheta. A governare Marina di Gioiosa, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria, erano il boss Rocco Mazzaferro e il suo clan. Per non avere problemi, la ‘Ndrangheta aveva persino pensato di piazzare nei ruoli di sindaco e di assessori loro uomini di fiducia, capaci di garantire alla cosca forniture e appalti, tra cui alcuni relativi ai lavori di ammodernamento della statale 106. Un meccanismo che è andato avanti sino ad oggi, quando gli uomini della Squadra Mobile e dello Sco hanno tratto in arresto 40 persone (5 sono irreperibili).
Decimata la giunta comunale. Finito in manette il sindaco Rocco Femia, detto “pichetta” (zappa, ndr), tutt’uno con la cosca. In carcere con lui anche Vincenzo Ieraci, detto “u menzognaru”, assessore all’Ambiente; Rocco Agostino, detto “gemello”, assessore alla Politiche sociali, e Francesco Marrapodi, ex assessore ai Lavori pubblici. Tutti uomini organici alla cosca dei Mazzaferro, definiti dai magistrati della Dda di Reggio Calabria dei “malacarne” chiamati dalla ‘Ndrangheta a “gestire il potere, e tutto quello che ne deriva” a favore del clan. Fra gli arrestati c’è anche un poliziotto che, secondo l’accusa, avrebbe tenuto informati delle indagini i componenti del clan Mazzaferro.
L’inchiesta. I Mazzaferro avevano costituito una potente ed efficiente organizzazione in occasione delle ultime elezioni comunali, decidendo a tavolino il nome del sindaco e i candidati a sostegno della sua lista, finanziando la campagna elettorale e presidiando con propri uomini i seggi nella giornata del voto. Ma altri particolari inquietanti sono ancora emersi dall’inchiesta della Dda, ad esempio la corsa a casa del boss Rocco Mazzaferro del sindaco Rocco Femia (nella foto in alto a sinistra), in lacrime di gioia alla notizia dell’avvenuta elezione a primo cittadino.
Dissolvere il legame fra mafia e politica. Pone l’accento su questo particolare aspetto il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, entusiasta dell’operazione condotta dalla Squadra mobile di Reggio Calabria contro la ‘ndrina Mazzaferro. La repressione, tuttavia, non basta: “Anche la politica sana deve fare il salto di qualità, per evitare le infiltrazioni mafiose“, avverte Grasso.
R. E.