Trattativa Stato-mafia, Brusca: Contattai Berlusconi nel ’93 e nel ’94

Giovanni Brusca ha oggi dichiarato di aver contattato più volte, tra la seconda metà del 1993 e il 1994, Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, utilizzando come tramite Vittorio Mangano, il mafioso che per anni lavorò a Villa San Martino ad Arcore, come stalliere della residenza dell’attuale presidente del Consiglio.
Le rivelazioni del pentito di mafia sono state raccolte all’interno dell’aula bunker di Firenze nell’ambito del processo sulla strage di via Georgofili dove, la notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, Cosa Nostra fece esplodere un carico esplosivo che provocò la morte di cinque persone. Fu l’anno delle stragi mafiose fuori dalla Sicilia, dopo che l’anno precedente nel giro di pochi mesi gli attentati a Capaci e in via D’Amelio, a Palermo, misero fine alla vita dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Nicola Mancino referente della mafia – Brusca ha fatto riferimento alla presunta trattativa che intercorse tra la mafia e lo Stato con l’intento da parte dei primi di ottenere la revisione del maxi processo, l’applicazione della legge Gozzini – da cui poi scaturì anche l’articolo 41 bis per il carcere duro –  la legge sulla confisca, e dei secondi di mettere fine alle tremende stragi che avevano mandato nel panico l’intera nazione. A tal proposito il pentito individua nella figura dell’allora ministro degli Interni, Nicola Mancino, colui che ricevette il famoso ‘papello‘ con cui Totò Riina inviò l’elenco delle richieste di Cosa Nostra.
Diffusasi la notizia, pronta è stata la replica di Mancino, ex vice-presidente del Consiglio nazionale della magistratura, che ha dichiarato: “Se Riina ha fatto il mio nome è perché da ministro dell’Interno ho sempre sollecitato il suo arresto, e l’ho ottenuto. E’ una vendetta contro chi ha combattuto la mafia con leggi che hanno consentito di concludere il maxiprocesso e di perfezionare e rendere più severa la legislazione di contrasto alla criminalità organizzata. Durante il mio incarico al Viminale lo Stato ha combattuto con decisione la mafia ottenendo notevoli risultati. Altro che trattative o ricevere papelli”.

Brusca: Contattammo Berlusconi – Nella deposizione Brusca sottolinea come fino al 1993 la figura di Berlusconi non interessò particolarmente i capi della mafia siciliana e che dunque né l’attuale presidente del Consiglio, né il suo braccio destro Marcello Dell’Utri, sono da considerare come “i mandanti esterni delle stragi di quell’anno“.
Tuttavia il pentito ha dichiarato che già nei mesi successivi – quelli che precedettero la famosa discesa in campo – Cosa Nostra cercò di trasferire il rapporto con lo Stato, prendendo come tramite proprio l’allora leader di Forza Italia. Per fare ciò sarebbe stato inviato il boss Vittorio Mangano, persona fidata di Berlusconi, a parlare con Dell’Utri che avrebbe poi dovuto informare il capo del governo.
La rivelazione di Brusca è di quelle che faranno discutere: “Mandai Mangano a Milano ad avvertire Dell’Utri e, attraverso lui, Berlusconi che si apprestava a diventare premier, che senza revisione del maxiprocesso e del 41 bis le stragi sarebbero continuate“. Stando alla deposizione del pentito: “Mangano tornò dicendo che aveva parlato con Dell’Utri, che si era messo a disposizione“. I contatti poi ripartirono nel 1994 e a tal riguardo Brusca ha raccontato: “Nel 1994, con Bagarella ho un contatto con Dell’Utri, attraverso Mangano. Chiesi se conosceva Berlusconi e lui disse di sì e che ci saremmo potuti arrivare tramite Dell’Utri”.

Simone Olivelli