Ballarò, quando il nemico è indispensabile

Ballarò, prezioso nemico – Dice bene Crozza durante la sua piacevole e consueta copertina: “E’ morto Bin Laden. E ora con chi ce la prendiamo??” Tutti noi in fondo abbiamo bisogno di un caro ed intimo nemico, figura ove poter racchiudere tutti i mali possibili, sfizio per distogliere nervosismo. La figura della nemesi si rileva in realtà più preziosa ed importante di quello che sembri e la nostra politica ne da un limpidissimo esempio. Pur essendo in piena campagna elettorale, Giovanni Floris decide di ritagliare una grande fetta di trasmissione alle questioni estere del nostro paese, iniziando sin dai primi minuti con la sempre spinosa questione libica. Il duro scontro tra Lega e PDL, anche se sulla carta pare essersi pacificamente concluso, in pratica si ripete anche negli studi televisivi con continue frecciate e discussioni (sin troppo private) tra il ministro della difesa Ignazio La Russa favorevole all’intervento militare, e il sindaco di Verona Flavio Tosi, contrario al conflitto non per sentimenti di pace ma semplicemente per il maggior arrivo di immigrati nel nostro paese. L’Italia ufficialmente ha detto si, ma è palese come questa decisione sia indigesta ad esponenti della stessa maggioranza.

Il nome cambia – L’opposizione quindi, questa volta impersonificata da Pierferdinando Casini, cerca subito di affondare il colpo, ripetendo con sempre più decisione il dovere nei confronti delle azioni internazionali ma puntando il dito contro un governo prima troppo amico di Gheddafi ed ora costretta, per forze di causa maggiori, a rivedere completamente i rapporti con il leader libico. Un nemico assoluto che cambia nome a seconda delle ideologie e tessera di partito. Berlusconi, Gheddafi, immigrati. Tre punti su cui si discute animatamente senza però mai raggiungere un punto di chiusura. Floris ad un certo punto tenta di portare il discorso anche in ambito più internazionale con il video di Obama che annuncia la caduta del leader di Al-Qaeda, ma già dopo pochi minuti si ritorna esattamente nello stesso identico punto, tutti intenti ad inveire contro il personale avversario dimenticandosi delle interessanti considerazioni\critiche firmate da Mentana e Battista.

Napoli e elezioni – Alla fine tocca cambiare discorso e giocarsi la carta dell’emergenza rifiuti in una Napoli prossima al voto per designare il nuovo sindaco. Non più contratti internazionali e politiche estere, bensì realtà tutte nostrane e malcontento diffuso. Dice bene Guglielmo Epifani subito dopo aver visto la triste situazione della città: “La gente non ha fiducia nella classe dirigente. Molti si asterranno al voto” Lettura veritiera che dovrebbe dare un importante spunto per discutere, invece si preferisce iniziare i soliti e noiosi bisticci sulle percentuali di voto ed alleanze più o meno strategiche. Con le elezioni così vicine è obbligo mostrarsi forti, intoccabili e sicuri delle proprie idee, pronti a combattere contro tutto e tutti (esemplare l’accesso diverbio tra La Russa e la politologa Nadia Urbinati). Esattamente come diceva Crozza. Poter scaricare insulti, accuse e paura in una figura o persona rende decisamente più facile la vita, la alleggerisce facendoci sentire molto meglio. Se poi alla fine dei conti non si conclude praticamente nulla va bene uguale, l’importante è averlo fatto. Anche il popolo italiano non ne è esente, il problema però è che il nemico è proprio lo Stato. E nessuno alla fine vince.

Riccardo Cangini