Berlusconi: Magistratura cancro, sinistra illiberale

Questa volta la dice tutta. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non la manda a dire in queste ultime occasioni ufficiali per quanto riguarda il suo parere sulla magistratura. Questa volta i pm sono detti “cancro“, malattia da estirpare, ed anche, sempre  testualmente,  “patologia della democrazia“. E’ avvenuto al  Palasharp di Milano, dove Silvio Berlusconi, in occasione della campagna di Letizia Moratti candidata  nuovamente a sindaco, ha inveito contro la sinistra in generale, da lui definita “illiberale”. C’è chi si è domandato di che natura sia la libertà da Berlusconi auspicata, per affermare che il suo contrario si trovi in particolar modo nella pare sinistra del parlamento. Anche la Corte costituzionale, comunque, è nel mucchio dei “cattivi”: come aveva già affermato in precedenza il presidente del Consiglio, i giudici che la compongono sarebbero anch’essi di sinistra, e perciò il supremo organo è in ogni occasione “prono davanti alle richieste dei pm di sinistra”.
Affermazioni, tutte queste, che alla luce di altre dichiarazioni recenti del Premier, che mettono in discussione l’ideale stesso dei padri costituenti e dunque i princìpi cardini della democrazia italiana e della sua identità culturale e storica, fanno riflettere ancor di più ed hanno iniziato recentemente a far preoccupare perfino i sostenitori dell’attuale governo, e gli esponenti di rilievo delle destre.

Riflessioni sulla democrazia. Ha poi continuato il suo discorso, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, con l’affermazione ormai popolarissima di voler “dimezzare il numero dei parlamentari con una legge”. Piccola riflessione che a volte sarebbe doveroso fare: in realtà in una democrazia, governo di tutti, non bisognerebbe tendere a voler costituire una oligarchia, governo di pochi. Anzi, più sono a governare, e maggiormente dovrebbero esser garantiti certi equilibri. Semmai, è soltanto il peso di queste persone e del loro numero, a dover diminuire per andare verso un modello ideale di democrazia: gli stipendi, quelli si potrebbero dimezzare o ridurre anche di più. Costi della politica minori, e persone in politica in maggior numero: questo sarebbe, nella teoria dell’ideale utopico, il punto da raggiungere (anziché, in caso ci si riesca, dimezzare il numero dei politicanti, far dividere tra loro lo stesso guadagno-spesa di denaro pubblico che stanno ottenendo ora, ridurre ulteriormente le ore ed i giorni lavorativi per loro, e altri provvedimenti tutti svantaggiosi per la democrazia e l’economia pubblica).  Riflessioni che rimarranno nell’aria, ribadite continuamente da pochissimi ed osteggiate dal politichese che oggi ci  incanta facilmente tutti facendoci contenti quanto più restiamo, in realtà, gabbati.

Per dirla con Di Pietro. Sul rapporto tra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e la democrazia, si esprime in modo più conciso il leader dell’Italia dei valori. L’ex pm Antonio di Pietro ha infatti commentato davanti ai giornalisti in questi termini: “Abbiamo la riprova che Berlusconi e Lassini sono la stessa cosa. Un presidente del Consiglio che accusa di eversione i magistrati che lo stanno giudicando per reati gravissimi dimostra la propria immoralità, la propria arroganza e la propria allergia alla democrazia“. Un po’ fa sorridere, questa dipietresca idea paradossale dell’allergia. Ma non poi tanto.

S. K.