Quello dell’assassino che torna sempre una seconda volta sul luogo del delitto è un detto forse abusato, ma nello stesso anche veritiero. Nel giallo di Ripe di Civitella, la località del teramano dove è stata trovata morta, lo scorso 20 aprile, Melania Rea, uccisa da decine di coltellate, gli inquirenti sono convinti che l’aggressore sia ritornato nel Bosco delle Casermette, non solo per un’inconscia pulsione che spinge a voler rivedere – e forse rivivere e verificare – quanto commesso, ma anche con un intento ben preciso: mescolare le carte, confondere la scena del delitto. Depistare.
Due serie di coltellate – E’ questa la convinzione che gli investigatori marchigiani si portano dietro sin dai primi giorni di indagine: la svastica incisa sulla pelle della vittima e la siringa conficcata sotto l’altezza del seno sinistro non avrebbero alcun significato particolare, ma sarebbero soltanto la prova che l’omicida, forse perché preoccupato che si potesse facilmente risalire alla sua identità, abbia tentato di rendere più difficile il lavoro delle forze dell’ordine. Ma nelle ultime ore circola una nuova indiscrezione, secondo cui chi ha ucciso Melania ha colpito, in un secondo momento, con altre coltellate il cadavere. Lo dimostrerebbero le analisi del sangue coagulato in tempi diversi sul corpo della vittima.
La pista passionale – Qualcuno ha odiato a tal punto la giovane mamma da riuscire a infierire contro il suo cadavere anche a diverse ore di distanza dal momento dell’omicidio. Gli inquirenti, adesso, dovranno stabilire se i fendenti inferti in seconda battuta dall’assassino siano da interpretare nell’insieme di tentativi di depistaggio attuati o se siano indicativi di un particolare profilo criminale.
Nonostante il Bosco delle Casermette sia un luogo poco frequentato, e di conseguenza relativamente isolato, viene spontaneo constatare come il colpevole di questo orrendo delitto abbia mostrato una lucidità e un autocontrollo non usuali in chi ha agito in conseguenza di un raptus di follia.
Gli inquirenti sembrano convinti che la pista passionale rimanga quella più plausibile nella spiegazione dell’omicidio, tuttavia quest’ultima vicenda lascia spazio a diversi dubbi, alimentando le sensazioni di chi pensa che a compiere tutto ciò possa essere stato un serial killer.
S. O.