Roma – Sono in arrivo due nuovi canali per Camera e Senato, in modo da dimostrare agli Italiani che in Parlamento si lavora.
I due canali – Una nuova proposta da qualche giorno si fa strada tra i nostri parlamentari. La creazione di due nuovi canali per Camera e Senato. A parlarne è Sergio Rizzo sul Corriere della Sera.
Cosa c’è allora di meglio, per risollevare la reputazione della nostra politica nella quale apparire è quasi tutto, di un bel canale televisivo?, ironizza Rizzo.
Si tratta quindi di due canali, uno per la Camera e uno per il Senato.
Direte: è uno scherzo. Niente affatto. Quel progetto esiste da tempo e ora, grazie al digitale terrestre, sta entrando nella fase concreta. Da qualche giorno a Montecitorio, dove gli esperti di comunicazione non mancano davvero, si è sentito il bisogno di ingaggiare per la bisogna anche un consulente esterno. Si chiama Pino Caiola: in passato ha lavorato a Telepiù, è stato il responsabile della comunicazione del gruppo parlamentare di Forza Italia e più recentemente portavoce del ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito. Collaborerà con la commissione interna incaricata di seguire le questioni della comunicazione, affidata al vicepresidente Maurizio Lupi, che si occupa anche delle faccende relative all’etere, continua Rizzo.
Sul satellite – I canali per Camera e Senato però sono già sul satellite, ed è possibile già collegarsi in diretta con le Camere. Da anni trasmettono su Internet e sul satellite la diretta delle sedute, con una spesa non proprio trascurabile. L’affitto dalla Rai della sola frequenza satellitare costa 395 mila euro l’anno alla Camera e 384.000 al Senato. Poi ci sono 30 mila euro circa per la web tivù, le spese per i dipendenti, l’elettricità, le attrezzature… Somme destinate a moltiplicarsi per svariate volte nel caso in cui andassero in porto i progetti dei nuovi canali digitali terrestri, precisa il giornalista del Corriere.
I costi – Anche se questa proposta, qualora fosse messa in pratica, farebbe lievitar ei costi della politica, non c’è alcun problema. Non si tratta dei fondi di parlamentari, che già sono versati dagli Italiani, sarebbe un costo in più che si andrebbe ad aggiungere agl’imponenti costi delle Camere per i loro uffici stampa.
Matteo Oliviero