Se si vuol dar credito alle teorie sostenute dai detrattori del premier, la nota vergata ieri da Silvio Berlusconi in riferimento al cosiddetto “caso Scajola” altro non sarebbe se non la prova di come il suo piano stia procedendo secondo copione. Nell’opinione di molti, infatti, il presidente del Consiglio sarebbe intenzionato a “sfruttare” il proscioglimento dell’ex ministro dello Sviluppo economico dalle indagini avviate dalla Procura di Perugia sugli appalti dei grandi eventi per rinforzare un mantra salmodiato da tempo: la necessità di avviare entro tempi stretti una riforma della giustizia. “Quello che è accaduto al mio amico Claudio – ha scritto ieri il Cavaliere – è la dimostrazione della necessità della riforma”.
No ai processi sommari – Una nota per testimoniare la sua vicinanza all’ex responsabile dello Sviluppo economico e per lanciare l’ennesimo attacco alla magistratura. E’ quella che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha vergato ieri per commentare gli ultimi accadimenti giudiziari che hanno riguardato Claudio Scajola, dopo i rilievi condotti dai togati di Perugia che hanno accertato l’estraneità del pidiellino dal reato di corruzione ipotizzato contro di lui nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti dei grandi eventi. “Quello che è successo al mio amico Claudio Scajola, uscito totalmente estraneo da una vicenda che ha profondamente ferito lui e anche la sua famiglia – ha scritto il premier – è una clamorosa dimostrazione della necessità di una riforma. I processi sommari sulle pagine dei giornali, che usano fughe di notizie spesso pilotate dalle Procure – ha continuato Berlusconi – sono un metodo indegno di un Paese civile e di una democrazia liberale”.
Magistrati contro – Il caso Scajola sembra, insomma, aver fornito al presidente del Consiglio l’assist perfetto per insaccare l’ennesimo colpo ai danni della magistratura. Un’occasione “ghiotta” che – stando sempre all’analisi del malpensanti – il Cavaliere ha saputo utilizzare al meglio riabilitando in un sol colpo la figura di Scajola (che in moltissimi danno ormai in procinto di occupare la poltrona delle Politiche comunitarie lasciata vacante da Andrea Ronchi) e screditando quella dei magistrati intenzionati (secondo il premier) a rovesciare il governo legittimato dal popolo. Un colpo da maestro per il presidente del Consiglio, quotidianamente impegnato a governare i continui movimenti tellurici all’interno della sua maggioranza e a demonizzare un organo (quello della magistratura appunto) che potrebbe minarne la credibilità davanti agli elettori.
Maria Saporito