E’ apparso oggi, 10 maggio 2011, sul sito del quotidiano Libero, l’articolo di Melania Rizzoli, nel quale il medico e deputato Pdl riporta il pensiero di Lamberto Sposini sul sopravvivere senza coscienza: “lui che mai avrebbe voluto sopravvivere senza coscienza, pensava che ognuno è libero di scegliere come e quando morire, rifiutando interferenze religiose, scientifiche e politiche. Ma queste sono cose che si dicono da sani. Quando ci si ritrova sdraiati e inerti su un letto di rianimazione, intubati e incoscienti, pieni di fili, di monitor, di flebo e di elettrodi, con l’anima sospesa tra essere e non essere e con figli che ti aspettano a casa, le cose cambiano e tutte le nostre certezze, che avevamo appunto da sani, iniziano a vacillare.”
Lamberto Sposini, in seguito all’emorragia cerebrale e all’intervento chirurgico tempestivo al Policlinico Gemelli di Roma, è stato tenuto in coma farmacologico e proprio nell’ultime ore è nella progressiva fase di risveglio “non è ancora cosciente ma risponde agli stimoli dolorosi sia con gli arti superiori che con quelli inferiori, che ritrae con forza, un ottimo segno che allontana il pericolo di temute paralisi. Il Prof. Maira esclude che sotto il coma ci sia in agguato uno stato vegetativo e lavora sul paziente con i colleghi rianimatori per sollecitare il risveglio definitivo, e facilitare quindi il ritorno della coscienza.”
Ma in un periodo particolare come questo in cui la legge sul testamento biologico è al Parlamento, quello della dottoressa Rizzoli si pone come un momento di riflessione e di domande che, però, proprio in questo frangente in cui in tanti si sono stretti intorno all’amato giornalista con solidarietà e speranza, risuonano ridondanti e laceranti…, forse ancora più drammatiche, sicuramente difficili…
“…l’istinto e il compito del medico è quello di salvare la vita umana, anche con un intervento estremo, ad alto rischio, com’è stato quello effettuato sul famoso giornalista. E se questo gli salverà la vita come dovremmo definirlo? Accanimento o intervento terapeutico? E quando Sposini tornerà autonomo e cosciente, come ci auguriamo, cosa si dirà? Un miracolo, la potenza della scienza, o la determinazione di un medico?”
Caterina Cariello