E’ durato poco il contegno dei due candidati che si contenderanno la città diventata lo snodo cruciale della legislatura. Da Milano, potenzialmente, passano diversi treni: il rilancio del centrosinistra, oppure il rafforzamento del Governo, opposto allo spauracchio del divorzio fra Lega e Pdl nel caso la Moratti non dovesse riuscire a riconfermarsi alla guida del capoluogo lombardo. Da Milano passano anche altri treni: quelli carichi dei processi a Silvio Berlusconi, seguiti dalle comparsate del Premier in Tribunale e dalle sue accuse (ai comunisti, ai pm ed ai magistrati di sinistra) lanciate dal palco della sua candidata sindaco.
Insomma a Milano la tensione in vista di Domenica è già altissima. Ed il contegno, nel loro primo duello televisivo, Giuliano Pisapia e Letizia Moratti non sono proprio riusciti a mantenerlo. Forse oppressi da un carico di responsabilità che, giorno dopo giorno, si fa troppo pesante per le loro spalle. Entrambi sono obbligati a vincere ed allora per riuscirci si può dire di tutto. Ed il colmo si è raggiunto nel finale, con donna Letizia che finisce col citare, manco si fosse in una lite condominiale, una sentenza della Corte d’Assise che avrebbe ritenuto Pisapia “responsabile del furto di un furgone che sarebbe stato usato per il sequestro e il pestaggio di un giovane. Pisapia – ha concluso la Moratti – è stato amnistiato.”
Inutile riportare la replica rabbiosa dello sfidante. Sin troppo scontato immaginare che il suo pensiero sia andato al suo capolista Silvio Berlusconi, il “capo” che ha insegnato alle sue creature politiche “a dire cose non vere”. E poi l’immancabile ritornello sulla “differenza che passa tra il garantismo e l’impunità”, due parole che nel centro destra, a partire dal Presidente del Consiglio, sembrano ormai avere lo stesso significato.
Inutile riportare la replica perché il tema centrale del dibattito condotto su Sky dal conduttore Emilio Carelli sono state le accuse. L’unica arma con la quale sembra si possa affrontare una campagna elettorale, o anche solo un dibattito politico. “Io vengo da una famiglia di moderati – aveva detto la Moratti. – Lui fu condannato per il furto di un’auto”. Ecco il messaggio altissimo che il candidato Pdl manda agli elettori: votate per me, che sono una donna brava. Non votate per quello lì, che è un borseggiatore. Di quanto si è distanziato Pisapia dallo stile del suo avversario? Forse di qualche centimetro, giusto per aver dato del “lei” alla sua nemica: “Delle lobby da cui lei dipende ha parlato sua cognata in un’intervista pubblica.” Altro messaggio altissimo che gli elettori avranno colto: votate per me che sono un uomo indipendente ed onesto. Non votate per quella lì. Lo ha detto pure sua cognata.
Cristiano Marti