Siria: l’Ue studia nuove sanzioni. Carri armati bombardano Homs

Abbiamo cominciato con le tredici persone direttamente implicate nelle repressioni, ma vi assicuro che sono determinata ad esercitare la massima pressione possibile sulla Siria.” Catherine Ashton, responsabile della politica estera europea, parla davanti all’assemblea plenaria di Strasburgo. E l’annuncio riguarda il vaglio di nuove sanzioni contro la Siria, alcune delle quali sono entrate in vigore già da ieri. Fra queste, però, mancano quelle dirette al presidente Assad (foto) e alla sua famiglia. Fatto che, spiega la Ashton, è dipeso da alcune divisioni emerse fra i 27 Governi europei: “In Consiglio sono emerse posizioni nette, non posso dire chi abbia detto sì o no, ma sono state posizioni molto nette. Per ora abbiamo cominciato così, ma in settimana torneremo su questa questione.

Intanto, mentre la Comunità internazionale cerca soluzioni e si inceppa sulla mancanza di unanimità, in Siria il regime prosegue indisturbato le sue azioni repressive. Erano giorni che i carri armati si Bashar al Assad tenevano sotto assedio la città di Homs, la terza del Paese. E questa mattina hanno aperto il fuoco per penetrare nel quartiere Bab Amro. Ad annunciarlo è stata l’emittente Al Arabiya, che ha raccolto la notizia grazie alle testimonianze di alcuni attivisti del posto: “La città – riferiva Najati Tayrara, uno di loro – è scossa dal suono delle esplosioni del bombardamento da parte dei tank e mitragliatrici pesanti”.

Nella città di Banias, invece, la situazione sembrerebbe migliorare. Ma, nonostante la scarcerazione di 300 manifestanti ed il fatto che siano tornate acqua potabile ed elettricità, l’esercito governativo resta a presidiare la zona con i suoi mezzi militari. E se il segretario Onu Ban Ki Moon ha invitato al Assad ad “ascoltare gli appelli del popolo per riforme e libertà”, la replica del regime, giunta al New York Times da un cugino del Presidente, ha toni tutt’altro che distensivi: “Noi rimarremo qui. La definiamo una battaglia fino alla fine.” Lo stesso spirito col quale i siriani ribelli stanno conducendo la lotta contro il Governo: “Questo regime – spiega Suhair al Atassi, attivista per i diritti umani – si sta giocando una carta perdente inviando carri armati nelle città e stringendole d’assedio. I siriani hanno visto il sangue dei loro compatrioti sgorgare. Non torneranno mai più ad essere degli sconosciuti”.

Cristiano Marti