Una donna in stato di gravidanza nei giorni scorsi si è vista rifiutata dall’Ausl di Modena, nonostante avesse acquisito il diritto ad avere un contratto di lavoro a tempo determinato come operatore socio-sanitario.
Quanto accaduto ha portato il sindacato della Cgil a una levata di scudi in difesa della vittima di quello che viene considerato senza giri di parole un sopruso.
Massimo Tassinari e Anna Paragliola, esponenti della Cgil Sanità, come riportato da Il Resto del Carlino, hanno dichiarato: “Una giovane donna, pur avendo acquisito il diritto a un incarico a tempo determinato perché utilmente collocata nella graduatoria per l’assunzione di operatori socio sanitari presso l’Ausl, si è vista negare l’assunzione per il solo fatto di essere incinta“.
Cgil: E’ solo una scusa – La motivazione all’origine della decisione da parte dei vertici dell’Ausl di Modena è quella che vede la donna impossibilitata ad assolvere le proprie mansioni a causa della gravidanza. Ma i portavoce del sindacato non ci stanno: “Tutti sanno che la gravidanza non può essere considerata una malattia che impedisca di lavorare ma in ogni caso, sono molte le mansioni presenti in Azienda compatibili con questa condizione, quindi siamo di fronte ad una decisione che, incurante delle norme, delle numerose sentenze e della stessa Costituzione, nega il diritto sacrosanto al lavoro“.
A detta di Tassinari e Paragliola, alla base della decisione dell’Ausl vi è un’altra motivazione, prettamente di carattere economica. Lo stato di gravidanza è stato soltanto un pretesto: “Scelte come questa, rientrano sempre più spesso nella convinzione che le regole e i diritti fondamentali delle persone possano essere sacrificati in nome del cosiddetto pareggio di bilancio“.
Ausl: Rimarrà in graduatoria – La risposta dell’azienda sanitaria locale non si è fatta attendere. In una nota trasmessa poco dopo la denuncia fatta dalla Cgil si legge: “La donna in stato di gravidanza non può ricoprire il ruolo di operatrice socio sanitaria perché incompatibile con le sue condizioni. Ma manterrà la sua posizione in graduatoria“.
Nessun torto dunque, ma soltanto una decisione logica scaturita dalla fatto che la donna mostrerebbe al momento una “totale incompatibilità, certificata dal medico competente, tra la posizione che dovrebbe andare a ricoprire e il suo stato di gravidanza. Va infatti ricordato che tra i compiti che sono chiamati a svolgere gli operatori socio sanitari vi è il lavoro notturno, lo svolgimento di lavori faticosi, come lo spostamento manuale di pesi. Nella stragrande maggioranza dei casi l’attività è svolta rimanendo in piedi per ore e in luoghi a rischio biologico, sia per la madre che per il nascituro, come ad esempio negli ospedali, dove era destinata la signora”.
S. O.