Frattini: Gheddafi forse ferito e fuori da Tripoli

Dubbi sulla sorte del raìs. Muammar Gheddafi potrebbe essere “fuori da Tripoli e ferito“. Il ministro degli Esteri Franco Frattini, parlando a margine del convegno organizzato dall’Osservatorio dei giovani editori, riprende la tesi sostenuta dal vescovo di Tripoli Martinelli e spiega: “Non ho nessun elemento sulla sorte di Gheddafi. Tendo ad accreditare la tesi del vescovo di Tripoli, Martinelli, secondi cui Gheddafi è fuori da Tripoli e ferito, ma non sappiamo dove e come“.

Gheddafi usa i migranti. Sempre il titolare della Farnesina, intervistato da ‘Corriere Tv’, attacca il regime di Gheddafi che usa i migranti come “strumento criminale” nel tentativo di “esercitare un deterrente, una leva politica” sull’azione della Nato in Libia. “La raccolta dei dati e la tracciatura di questi viaggi” della disperazione, annuncia Frattini proprio nella giornata in cui a Lampedusa sono approdati oltre mille profughi, “saranno argomenti che arricchiranno il dossier” del procuratore della Corte penale internazionale, Luis Moreno Ocampo, sui crimini contro l’umanità commessi in Libia dall’attuale regime. “Vogliamo che questi crimini vengano considerati nel dossier”, spiega il Ministro, secondo il quale Maroni ha ragione quando sollecita “un’azione forte della diplomazia” per mettere fine alla guerra e all’emergenza sbarchi.
Crimini da Cpi. “Siamo tutti impegnati a rafforzare la dimensione politica” sottolinea Frattini, però “il cessate il fuoco non può essere finalizzato a dividere la Libia in due” e “oggi il cessate il fuoco sarebbe uno strumento per il regime” di Gheddafi per “consolidare un pezzo di territorio”. Il “momento-chiave che potrebbe segnare la svolta” in Libia, avverte il titolare della Farnesina, sarà quello dell'”incriminazione di Gheddafi di fronte alla Corte penale internazionale“, attesa entro fine maggio. A quel punto infatti, tutti “i margini di manovra e di trattativa per un esilio” di Gheddafi verrebbero meno perché, nel momento in cui il procuratore della Corte dell’Aia dovesse depositare l’incriminazione, scatterebbe “il mandato d’arresto per tutti gli stati” e “tutti, anche quelli vicini, sarebbero obbligati ad arrestarlo e perseguirlo”.