Dopo Torino e Detroit, la Fiat guarda all’Oriente per insediarsi nel grande mercato asiatico.
A dirlo, durante il suo intervento all’Osservatorio Giovani Editori di La Bagnaia, è il presidente del gruppo torinese John Elkann, che rassicura, al contempo, anche l’Italia, sottolineando che il progetto Fabbrica Italia andrà avanti perché è la base per gli investimenti e per un’industria automobilistica italiana che possa essere competitiva in tutto il mondo.
Obiettivo Asia. La presenza di Fiat a Detroit e di Chrysler a Detroit, per Elkann, “non è che sia l’una a scapito dell’altra. Sono grandissime capitali del mondo automobilistico e avere possibilità di operarvi è un grandissimo passo avanti”, anche perché “il modo in cui le organizzazioni devono evolvere per essere presenti su più mercati, è organizzarsi e cioè presidiare più geografie”.
Fiat ad oggi ha dei “centri forti” a Torino per l’Europa, a Detroit per il Nord America e a Belo Horizonte per il Sud America, ma occorre “fare di più in Asia, dove oggi la nostra presenza non è soddisfacente”. L’attenzione per i mercati asiatici da parte di Fiat, in realtà, non è nuova, tanto che tempo fa aveva costretto lo stesso Elkann, alla sua prima presenza all’assemblea Exor nella doppia veste di presidente ed amministratore delegato, a smentire lo spostamento ad Hong Kong della sede della finanziaria. E l’interesse ad uno sbocco nel cuore dell’Oriente di recente è stato confermato dall’emissione, da parte della stessa Exor, di un prestito obbligazionario non convertibile da 10 miliardi di yen (circa 83 milioni di euro).
Fabbrica Italia. Elkann ricorda anche l’interesse di Fiat per l’Italia. “Indubbiamente – ha dichiarato il presidente del gruppo – Fabbrica Italia e gli altri nostri progetti sono la base per favorire gli investimenti in Italia. Per fare industria in maniera competitiva”. E, ricordando l’esito delle vertenze di Pomigliano e Mirafiori, Elkann conclude: “da come stanno procedendo le cose siamo incoraggiati su questo cammino”.
Marco Notari