Fuoco sulla Striscia di Gaza. Sono avvenuti in queste ore duri scontri, purtroppo con il coinvolgimento di un centinaio di vittime secondo il bilancio provvisorio diffuso dalle autorità israeliane, lungo la striscia di Gaza, sulle alture del Golan. Secondo quanto affermato dalle autorità di Israele, sono avvenute invasioni di confine da parte di Siria e Libano, ed è sotto accusa per quanto avvenuto, anche l’Iran. Dal governo della Siria, invece, arrivano resoconti del tutto contrastanti: si parla di “atti criminali di cui Israele dovrà rispondere di fronte alla comunità internazionale”. Il parere del resto del mondo, dunque, viene invocato da più parti con richieste in contrasto tra loro. Intanto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si trova in queste ore proprio a Gerusalemme, per altri motivi: per ricevere il premio Dan David, occasione durante la quale è in programma anche il suo incontro ufficiale con Peres e con il Primo ministro israeliano.
Siria e Libia, ed i palestinesi. Lo scontro diplomatico e militare di queste ore con tra Siria ed Israele è il primo dopo una lunga pace: era dal 1974 che non si verificavano situazioni tanto pericolose tra i due Stati. La situazione sulla Striscia di Gaza si fa incandescente, ed a quanto pare sulle alture del Golan alcune migliaia di palestinesi sarebbero riusciti a sfondare il reticolato che li separa da Israele, sconfinando nel suo territorio. Missione piuttosto infelice, dal momento che sono stati bombardati dall’esercito. Il bilancio provvisorio delle vittime è di una decina ai confini con il Libano, una decina sul Golan, forse uno solo a Gaza. I feriti accertati sono invece in gran numero. Oggi per i palestinesi è il Giorno della Naqba, anniversario tradizionale molto importante.
Il Giorno della Naqba. Oggi dunque è l’anniversario in cui il popolo palestinese usa ricordare la costituzione di Israele, avvenuta nel 1948, e la conseguente dispersione nella cosiddetta Diaspora di 700 mila persone a seguito delle varie battaglie cruente che si susseguirono in quell’anno. Dunque quest’anno si è deciso di indire i festeggiamenti proprio ai confini con Israele anziché in territorio più sicuro e tranquillo. La scelta sarebbe voltutamente simbolica, ed a quanto pare è stata apprezzata poco in territorio israeliano. Doveva rappresentare con chiarezza il messaggio al mondo riguardante il ritorno dei palestinesi alle loro case in Israele, obiettivo cui le famiglie ad oggi non rinunciano, e che hanno voluto ribadire e rimarcare a chiare lettere, a costo di compiere una missione pericolosa come quella di oggi.
L’effetto sorpresa nel Golan. Israele, secondo fonti governative, aveva previsto qualcosa del genere, e in occasione dei preparativi per il Giorno della Naqba avrebbe già da tempo rafforzato lo spiegamento di forze in Cisgiordania e lungo il confine con Gaza. Nonostante questo, l’effetto sorpresa non è mancato riguardo i festeggiamenti avvenuti così coraggiosamente proprio nell’occhio del mirino. Nel Golan Israele non era impreparata, ma non ci si aspettava in ogni caso una operazione del genere. Per questo motivo si pensa che il bilancio definitivo delle vittime possa essere da ambo le parti quello seguito probabilmente ad uno scontro particolarmente cruento. A quanto pare l’esercito israeliano aveva ricevuto ordine di “sigillare i confini” per le 24 ore di anniversario, che per le nazioni avverse, o meglio per i palestinesi, è un ricordo dell’inizio dei loro guai. La prudenza non è bastata ad evitare il risvolto tragico, anche questa volta.
Il presidente Benjamin Netanyahu ha commentato che “nessuno deve dubitare della volontà di Israele di difendere i suoi confini e la sua sovranità”. In gioco, secondo il Presidente, sono per l’ennesima volta le legittimazioni dell’esistenza stessa di Israele, che si vorrebbero nuovamente negare.
S. K.