Amministrative, Berlusconi e il silenzio pre e post voto

Elezioni amministrative spartiacque per il Governo? Forse è troppo presto per dirlo, non fosse altro che comunque si concludano gli scrutini, in molte città – tra cui Milano, oramai diventata il punto nevralgico per gli equilibri politici all’interno della coalizione di centrodestra – ci sarà ancora da disputare un ballottaggio. Quindici giorni dove giocarsi il tutto per tutto, ma anche utili per acquietare gli animi qualora si reputasse eccessivamente improba l’impresa di sovvertire i risultati del primo turno.
Comunque andranno le cose, però, le amministrative del 2011 potranno essere ricordate come un’elezione dai due volti, per più motivi. Tra i più importanti vi è il modo in cui ha affrontato l’appuntamento il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, divenuto nel giro di pochi giorni una sorta di erma bifronte sulla scena politica italiana.

Le urla, i silenzi – Se sia stata una scelta strategica ben precisa o possa essere interpretato come un sintomo del disorientamento da parte di chi negli ultimi mesi, volente o nolente, si è trovato a dover dirimere questioni sempre più intricate – sia per quanto riguarda i rapporti con gli alleati, sia nel tentativo di far fronte alla riapertura dei processi, vecchi e nuovi, che rischiano di inchiodarlo davanti ad accuse che vanno dalla corruzione in atti giudiziari alla prostituzione – non è facile stabilirlo.
Silvio Berlusconi ha scelto per due settimane di indossare l’elmetto e andare contro ad avversari, politici e istituzionali, a testa bassa, mostrando il piglio dei tempi andati: comunisti, Costituzione, presidente della Repubblica, magistrati, giornali, ce n’è stato un po’ per tutti. L’intento sembrava quello di trasformare il confronto fra le parti in una bagarre dove pubblicizzare i presunti torti subiti, nella speranza di uscirne martire ma comunque vincitore.
Poi, nel momento in cui i maliziosi – che facevano riferimento alle esperienze passate – avevano ipotizzato un ultimo colpo di coda nelle ore immediatamente precedenti all’apertura delle urne, e dunque coperte dal silenzio elettorale, il Premier si è trincerato dietro un autocontrollo tale da stupire un po’ tutti. Eppure le occasioni per parlare non sarebbero mancate: tra la festa per lo scudetto del Milan sabato pomeriggio e l’udienza per il processo Mills lunedì mattina, Berlusconi avrebbe potuto trovare il modo per lanciare un ultimo appello. Ma non l’ha fatto.
Ieri, all’uscita dal Tribunale, si è lasciato scappare un breve commento: “Non parlo, non mi fido dei giornalisti“. Una prudenza di cui non vi era stata traccia nei giorni precedenti.
Ma l’introspezione del presidente del Consiglio, almeno sulla scena pubblica, in queste ore pare continuare anche adesso che gli scrutini sono stati quasi completati. A Milano, il centrodestra ha ricevuto un duro colpo proprio nella città scelta da Berlusconi come misuratore della salute del Governo. E in certi casi è più che comprensibile che, d’un tratto, non si trovino più le parole.

Simone Olivelli