Calcio, Deloitte: in Serie A la perdita netta peggiora del 51%

Anche se i ricavi crescono, seppure a ritmo lento, nel campionato italiano di calcio le perdite continuano ad accumularsi. E’ questa la fotografia scattata dalla società di consulenza Deloitte sui bilanci dei club della Serie A nella stagione 2009-2010. In base al quadro emerso dall’indagine, i ricavi, a livello complessivo, crescono del 3,6% fino a 1,7 miliardi di euro, ma la perdita netta peggiora del 51% superando i 250 milioni di euro.

Ricavi e perdita. “Il 52% del fatturato – spiega lo studio – è conseguito mediante la cessione dei diritti TV a livello nazionale. Negli ultimi dieci anni il fatturato della Serie A, al netto delle plusvalenze, è cresciuto del 51%, passando da 1.151 milioni nella stagione 2000/2001 a 1.736 milioni nell’ultima stagione”. Ciononostante, la perdita della gestione ordinaria passa da 93 milioni nella stagione 2008/2009 a 196 milioni. Il tutto per effetto della crescita dei costi del personale e degli ammortamenti dei diritti alle prestazioni dei giocatori. In particolare, spiegano ancora da Deloitte, i costi dei tesserati e gli ammortamenti dei calciatori raggiungono l’80% del valore della produzione. L’incidenza degli altri costi si mantiene costante al 30%.

Senza il portafoglio dei presidenti… In pratica, se questi ultimi non mettessero più quattrini di tasca propria l’intero movimento si troverebbe in una situazione di estrema difficoltà. “Dalle nostre analisi emerge uno squilibrio dei costi della gestione corrente, che risultano strutturalmente superiori al valore della produzione”, afferma Riccardo Raffo, partner Deloitte. “Nonostante un fatturato in crescita – prosegue – l’apporto dei capitali da parte dei proprietari delle società risulta ricoprire ancora un ruolo determinante per la sostenibilità del business della Serie A”. Raffo ci tiene, inoltre, ad evidenziare che “dagli indici di bilancio analizzati emerge un calo della ‘capacità’ da parte delle società di far fronte all’acquisto di calciatori con il proprio patrimonio”. Un altro dato allarmante è quello che vede “i ricavi della gestione sportiva sostenere quasi esclusivamente i costi degli stipendi e gli ammortamenti dei giocatori”. Infine, per Dario Righetti, partner e responsabile per il Consumer Business, “i ricavi record registrati dalle principali leghe calcistiche europee dimostrano la buona capacità del settore di resistere alle turbolenze economiche internazionali”. Restano, comunque, “molti i punti aperti da affrontare da parte delle società: il miglioramento del rapporto costo tesserati/ricavi e l’avvio di strategie e azioni per poter rientrare nei nuovi restrittivi parametri dettati dal FairPlay finanziario”.

Mauro Sedda