Mentre le proiezioni sull’avanzata di Giuliano Pisapia continuavano ad arrivare, è toccato a due navigati dirigenti della Lega come Roberto Castelli e Roberto Calderoli rompere il silenzio stampa in cui il Carroccio si era trincerato ieri sera per consegnare qualche svelta dichiarazione sui primi risultati elettorali. Con immancabile riferimento alla città di Milano, dove Letizia Moratti arrancava e il candidato di centrosinistra sbaragliava conquistando più del 47% dei consensi. “Non ce lo aspettavamo“, hanno ammesso i due esponenti del Carroccio che hanno comunque assicurato il loro impegno in prospettiva del ballottaggio.
Milano da liberare – “Milano finita in mano agli estremisti di sinistra è un’anomalia, e comunque la partita non è chiusa”. E’ toccato a Roberto Castelli, giunto ieri sera nella sala stampa di via Bellerio (sede milanese della Lega) in maniche di camicia insieme al ministro Calderoli, commentare il risultato elettorale che non avrebbe mai voluto commentare. Poco dopo le 22,00, quando il descamisado viceministro sta consegnando ai giornalisti alcune striminzite considerazioni, Giuliano Pisapia continua ad avanzare, strappando a Letizia Moratti punti percentuale preziosi in vista del futuro ballottaggio. E per i leghisti non è una buona notizia.
Calderoli incredulo – “Non me lo aspettavo – ha rimarcato anche il responsabile per la Semplificazione, Roberto Calderoli – Lo consideriamo anomalo per questo motivo. Ma mai piangere sul latte versato. Si guarda al domani per cercare di vincere, perchè siamo al ballottaggio, non siamo sconfitti“. E se nella città di Milano i presagi non sono dei più buoni, il leghista non fatica a vedere il bicchiere mezzo pieno (dove è possibile): “In tutto il Paese – ha notato Calderoli – partivamo da 36 sindaci e oggi ne abbiamo 46, che probabilmente diventeranno 50 dopo il secondo turno”. Nessun riferimento invece alla reazione di Umberto Bossi che – hanno anticipato i due dirigenti padani – probabilmente commenterà il risultato milanese domani (oggi per chi legge, ndr). E chissà che una qualche telefonata il Senatur non l’abbia già fatta, rimproverando all’alleato Berlusconi di averlo trascinato in una campagna elettorale fallimentare, che potrebbe portare alla “perdita” di Milano. O – come hanno già detto in tanti – alla presa di Pisapia.
Maria Saporito