Torino, Fassino: Il Pd interprete dei bisogni del Nord, il vento è cambiato

Piero Fassino è uno di quelli che ricorderà queste elezioni amministrative con soddisfazioni: senza bisogno di avere attendere quindici giorni, senza dover tornare a fare campagna elettorale in vista del ballottaggio, l’ex segretario dei Ds è diventato il nuovo sindaco di Torino, città che da dieci anni è amministrata dal centrosinistra. Ma per Fassino, che ha comunque riconosciuto i meriti del suo predecessore sostenendo che “Sergio Chiamparino è stato e sarà protagonista a Torino”, quella di ieri non è stata una vittoria annunciata ma il simbolo di qualcosa che travalica i confini cittadini e che funge da anemometro per la politica italiana. Perché, a detta del nuovo primo cittadino, ciò che è accaduto ieri in tante città del nord è il segno che esiste “un nuovo vento del nord, che spira da Torino a Trieste, passando dal risultato straordinario di Milano ed alla conferma di Bologna“.

Pd, nuovo interprete – Fassino ha poi aggiunto: “Questo è un risultato che dice che il Pd e il centrosinistra sono in grado di rappresentare la domanda della società del nord. Lo dico con soddisfazione perché sono anni che mi batto perché si abbia da parte della sinistra la capacità di esprimere la questione settentrionale come una questione decisiva per il governo del Paese”. L’esponente del Partito Democratico ha poi ripreso il concetto divulgato negli ultimi giorni di campagna elettorale dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ha parlato di elezioni amministrative come test per il Governo: “Oggi c’è un mutamento dei rapporti di forza, di geografia nel nord del Paese che rende più credibile la possibilità per il centrosinistra di candidarsi al Governo dell’Italia. Ho sempre sostenuto che chi vuole governare il Paese non può farlo senza avere radici profonde nella sua parte più forte”.

Ruote bucate – Tra le metafore utilizzate oggi dal sindaco di Torino vi è quella secondo cui la vittoria alle amministrative costituirebbe un tornante fondamentale, in un’ipotetica competizione ciclistica, per cambiare rotta e staccare gli avversari nella conquista del consenso anche a livello nazionale. Ciò che però sarebbe auspicabile da parte dei partiti di centrosinistra è una riflessione su quanto siano i meriti dell’opposizione e quanti i demeriti del centrodestra: il nord che fino alle ultime elezioni sembrava essere passato definitivamente nelle mani della Lega Nord, capace di rappresentare gli interessi di quei ceti che una volta rappresentavano la base elettorale della Sinistra, preferisce nuovamente quei partiti che si professano progressisti?
Ha vinto il Pd perché capace, dopo anni, di interpretare le istanze dei cittadini o semplicemente il centrodestra, in più occasioni, si è forato da solo le ruote, in una pulsione autodistruttiva di cui il centrosinistra sembrava poter rivendicare l’esclusività?

Simone Olivelli