Si ipotizza l’omicidio di secondo grado per il padre della bambina, Lucio Petrizzi. Il papà della bambina dimenticata in auto lo scorso 18 maggio, Elena, dovrà rispondere di omicidio colposo. L’insegnante universitario che per 5 ore andò a tener lezione a Teramo, convinto di aver portato la bimba alla scuola materna e che invece l’aveva portata con sé dimenticandola, sta passando ore e giorni probabilmente difficili, su cui ognuno ha da dire la sua, ed i pareri dividono l’Italia. Non è mai uscita dal coma, la bimba, dopo esser stata trovata e ricoverata, e si è addormentata per sempre in ospedale. I genitori hanno deciso di donare gli organi interni della piccola, che salverà, a quanto pare, un bambino cui saranno donati sia il cuore che i reni ed il fegato, tutti ancora in condizioni di funzionare in un altro corpicino, a quanto sembrerebbe dalle analisi che in un primo momento ne hanno fatto dubitare. La procura di Teramo deciderà dunque in questi giorni se attenuare la posizione di Lucio Petrizzi. Il corpo della bimba è ancora sotto esame, a disposizione dell’autorità giudiziaria, e l’autopsia deve ancora essere compiuta. Nel pomeriggio di oggi sarà effettuata dall’anatomopatologo Giuseppe Sciarra, dopodiché la procura avrà ulteriori elementi sui quali lavorare e determinare le sorti del papà di Elena.
Ipotesi di reato. Il reato ipotizzato inizialmente per il professor Petrizzi l’abbandono di minore aggravato dalla morte, che sarebbe stato di competenza della Corte d’Assise, e che prevede da 3 a 8 anni di reclusione. Ma il magistrato che conduce l’inchiesta, il sostituto procuratore di Teramo Bruno Auriemma, ha invece deciso di procedere alle indagini che lo vedono protagonista dell’accusa di omicidio colposo, meno grave. Questa risoluzione è stata presa dal magistrato dopo un colloquio avuto con il padre di Elena. Pare che il magistrato abbia voluto “evitare che la famiglia fosse colpita due volte dalla stessa tragedia”. Il reato di omicidio colposo, o di secondo grado, è riferito ad assassinii da parte di persona che non voleva la morte della persona, ma che ha compiuto atti comunque colpevoli, agendo con superficialità o senza compiere qualche proprio dovere, causando così la morte di qualcuno. E’ un reato ben meno grave dell’omicidio intenzionale, ma pur sempre un omicidio che non esime dal colpe chi lo commette.
Secondo quanto dunque il sostituto procuratore tende ora a voler dimostrare, il papà di Elena avrebbe agito, la mattina fatidica del 18 maggio, come un automa. Era completamente sognante, disconnesso dalla realtà che lo circondava. La bambina era stata assente dall’asilo per cinque giorni. Dunque l’abitudine quotidiana ad accompagnarla era venuta meno (il che, però, non confermerebbe la versione secondo cui il padre era “convinto” di averla già portata alla scuola materna). I pensieri erano molti: la casa nuova, il secondo figlio in arrivo, forse il lavoro, la lezione di quel giorno.
L’unico dato davvero certo, è che ora i pensieri saranno in ulteriore aumento. (Nella foto: il professor Lucio Petrizzi)
S. K.