Il presidente del Consiglio e il leader del Carroccio sono tornati a confrontarsi ieri sera nel corso di un faccia a faccia a palazzo Grazioli. Tra i temi trattati: l’annunciato trasferimento di alcuni ministeri da Roma a Milano – su cui Silvio Berlusconi ha chiesto all’alleato di aspettare, rimandando ogni discussione al dopo-ballottaggio – e l’eventualità di cambiare la legge elettorale. Un argomento particolarmente scivoloso, sul quale il Cavaliere ha preteso le rassicurazione dei padani dopo i rumors circolati per tutta la giornata secondo i quali la Lega starebbe prendendo contatti con le opposizioni per riformare l’attuale sistema elettorale. Non solo: i due leader avrebbero infine pianificato le ultime mosse della campagna elettorale, decidendo unanimamente di “sfilarsi” nella fase conclusiva e di non partecipare ai comizi di chiusura di venerdì prossimo.
Ritorno alle riforme – Il momento, si sa, è particolarmente delicato. Gli osservatori più smaliziati sostengono che il premier stia già fiutando aria di sconfitta a Napoli e Milano e abbia per questo deciso di prepararsi per tempo. L’obiettivo è quello di declassare i ballottaggi a consultazioni meramente territoriali, incapaci di condizionare la gestione nazionale della politica. Come dire che, se (come molti pensano) Pisapia e De Magistris manderanno alle ortiche i progetti ideati dal Cavaliere, il premier non si farà trovare impreparato. Né si mostrerà stupito o demoralizzato. Anzi: Silvio Berlusconi, che ha convocato oggi la riunione di presidenza del Pdl, starebbe già pensando al domani, puntando tutto sul rilancio delle grandi riforme utili al Paese: giustizia, fisco e sviluppo per il Sud.
L’incontro col Senatur – Dopo i numerosi comizi, nei quali ha ripetutamente chiesto agli elettori di non consegnare le loro città alla sinistra estrema, il Cavaliere avrebbe insomma deciso di cambiare passo e di allontanarsi dalla propaganda locale per tornare a combattere sul terreno nazionale. Intanto ieri sera ha incontrato a palazzo Grazioli Umberto Bossi. Inevitabile il riferimento al tema che ha tenuto banco negli ultimi giorni, ovvero il presunto trasferimento di almeno due ministeri nel capoluogo lombardo. Anticipazioni che i leghisti hanno trionfalmente consegnato alla stampa, provocando violenti “scossoni” all’interno della maggioranza, con gli esponenti vicini al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, pronti a scendere in piazza per difendere la “romanità” dei dicasteri.
Riforma elettorale della discordia – Berlusconi avrebbe a tal proposito chiesto all’amico Umberto di temporeggiare, promettendogli di tornare sull’argomento subito dopo i ballottaggi. Una richiesta a cui il Senatur non ha potuto opporre resistenza dal momento che doveva “farsi perdonare” il presunto tradimento consumato con le opposizioni. Corre voce, infatti, che il Carroccio abbia cercato, in questi ultimi giorni, di stabilire contatti con i partiti dell’opposizione (Udc e Pd in primis) per trovare una sponda sul tema della legge elettorale. Rumors che hanno mandato su tutte le furie Silvio Berlusconi, il quale ha ieri chiesto al suo “alleato di ferro” chiarimenti a riguardo. Ne è scaturita una difesa appassionata del numero uno della Lega che ha assicurato al Cavaliere di non volergli remare contro e che, anzi, semmai dovesse trovare un’intesa bipartisan sulla riforma elettorale, non mancherà di coinvolgerlo personalmente.
Maria Saporito