Calderoli incontenibile: Anche il Quirinale via da Roma

“Se qualcuno pensa che noi lasceremo cadere, sbaglia di grosso: il trasferimento (dei ministeri, ndr) sarà uno dei punti qualificanti del programma su cui stringeremo le nostre prossime alleanze”. Il ministro Roberto Calderoli non molla la presa e, intervistato oggi da Il Corriere della Sera, torna a battere sul trasloco dei dicasteri, messo momentaneamente nel congelatore dal presidente del Consiglio. La notizia, come è noto, ha suscitato forti polemiche (soprattutto a Roma), ma per il leghista rimane una priorità. Di più: una necessità. “Il fatto che i ministeri siano sempre nello stesso posto – ha osservato il responsabile della Semplificazione – fa sì che i grandi burocrati siano sempre gli stessi”.

Dicasteri a vocazione locale – “Noi siamo convinti che un ministero debba essere alimentato dalle vocazioni territoriali e poi ci sono gli aspetti concreti: il lavoro, l’indotto, la movimentazione dell’economia. Io capisco l’arrabbiatura di Alemanno e Polverini: loro sanno bene quali sono i vantaggi che vengono da un ministero, ma non c’è solo la bistecca, il vantaggio immediato. La cosa più importante è che i ministeri cambierebbero modo di lavorare“. A parlare è il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, che – interpellato questa mattina da Il Corriere della Sera – è tornato a battere sull’argomento che ha tenuto banco in questi ultimi giorni, dando il via a un braccio di ferro virtuale tra Il Nord e il Sud del Paese.

Contro i burocrati impenitenti – “In un ministero, il ministro conta solo per i primi due mesi – ha spiegato il leghista – Perché gli danno il contentino, fanno i collaborativi. Dopo il ministro scompare e il ministero diventa tutto. Il fatto che i ministeri siano sempre nello stesso posto fa sì che i grandi burocrati siano sempre gli stessi: un anno in un ministero, un anno nell’altro. La maggiore resistenza ad ogni cambiamento – ha notato Calderoli – viene da lì. Impedisce l’accesso ad energie fresche e si limita ad autoperpetuarsi”. Un meccanismo che deve essere bloccato per consentire l’avvio di una nuova fase.

Step by step – “Abbiamo deciso con il presidente del Consiglio – ha riferito l’esponente del Carroccio – di partire con lo spostamento di alcuni dipartimenti. Quelli senza portafoglio, dato che non hanno bisogno di una legge. Noi avevamo chiesto Riforme e Semplificazione, e Berlusconi correttamente ci ha chiesto di aggiungerne anche uno al Sud. Si pensa alle Pari opportunità della Carfagna: una materia che – ha precisato Calderoli – è più necessario trattare nel Mezzogiorno”. A sentir parlare il leghista, insomma, la macchina starebbe già scaldando il motore e potrebbe raggiungere destinazioni impensabili: “Io – si è lasciato andare il ministro – voglio spostare anche la presidenza della Repubblica da Roma”. E ancora: “Abbiamo assoluta volontà di andare avanti – ha ripreso Calderoli – e non è uno scherzo. Si ricorda che cosa dicevano i coloni americani? Niente tassazione senza rappresentatività. Ebbene – ha concluso il leghista – noi potremmo cambiarlo così: no representation? No taxation“.

Maria Saporito