Mancano poco più di dodici ore alla celebrazione dei funerali di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre scorso e ritrovata senza vita novanta giorni dopo a Chignolo d’Isola, località bergamasca distante circa dieci chilometri dal paesino dove la vittima abitava.
La funzione, così come ampiamente annunciato nelle scorse settimane, verrà celebrata all’interno della palestra comunale dove Yara andava più giorni alla settimana ad allenarsi nella pratica della ginnastica ritmica. Ma il caso ha voluto che quella struttura sportiva, che per la tredicenne era diventata una vera e propria seconda casa, diventasse anche l’anticamera per un incubo che non le ha lasciato scampo.
Quasi mille posti – Nel palazzetto sono stati già disposti poco meno di mille posti a sedere. Nel corso della funzione, a dispetto di quanto dichiarato nei giorni scorsi dal sindaco di Brembate, Diego Locatelli, potranno avere accesso le telecamere mentre è stato inoltrato l’invito a non applaudire. L’intenzione da parte dei familiari è quella di voler rispettare il momento dei funerali nel suo valore religioso. Come reso noto da un’agenzia stampa dell’Agi sull’altare ci saranno “il vescovo di Bergamo monsignor Francesco Beschi, il parroco di Brembate Sopra don Corinno Scotti, il vicario di zona e un quarto sacerdote, forse il curato don Gustavo”.
Indagini – Nonostante l’attenzione di tutti sia concentrata sulla funzione religiosa, continuano le indagini su quello che ormai a distanza di sei mesi sembra un giallo fin troppo complicato. L’assassino sembra non aver fatto passi falsi e quegli elementi che sono stati ritrovati sulla scena del delitto, al momento, non hanno portato a nulla di concreto quasi che chi si è reso colpevole di questo orrendo omicidio abbia scelto di lasciare qualche segnale della propria presenza, consapevole comunque di rimanere non identificabile.
Negli scorsi giorni è stato reso noto un nuovo dettaglio, almeno per i media, ricavato dalle perizie autoptiche sul cadavere: nell’apparecchio ortodontico della vittima sarebbe rimasto un lembo di pelle che, quasi sicuramente, apparteneva all’aggressore di Yara. La speranza di tutti è che questa volta si possa riuscire a risalire all’identità di chi possiede quel dato dna.
S. O.