Grecia: aumentano i nostalgici della Dracma

Mentre John Lipsky, direttore ad interim dell’Fmi, ha dichiarato che al momento la ristrutturazione del debito di Atene non è all’ordine del giorno e né è menzionata nel pacchetto di aiuti Ue-Fmi, nelle ultime ore si sono amplificate le voci secondo cui la prossima tranche di aiuti da parte del Fondo monetario internazionale ad Atene, prevista per giugno, potrebbe essere a rischio.
Intanto si fa sempre più folta la schiera di coloro che vedono come unica soluzione alla crisi ellenica l’uscita dall’eurozona e il ritorno alla Dracma.

I dubbi in casa Fmi. Il Fondo monetario internazionale sembrerebbe sempre meno convinto che la Grecia possa rispettare gli obiettivi in materia di bilancio: se esso deciderà di non elargire la nuova tranche del prestito, ha dichiarato il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, toccherà allora ai Paesi Ue accollarsi la parte di finanziamento non coperta dal Fmi.

Nostalgia della Dracma. Ad quanto si apprende da un articolo di Repubblica, la ‘platea’ dei nostalgici della Dracma sta crescendo sempre di più. Per molti l’unica alternativa agli accordi sul debito sarebbe proprio l’uscita della Grecia dall’euro, peraltro ad oggi mai nemmeno contemplata durante i summit dell’Unione europea. Ma una ristrutturazione del debito ammetterebbe implicitamente l’impossibilità del Governo ellenico di far fronte ai propri debiti spianando al strada al crack finanziario del Paese. A tal proposito, però, fa riflettere l’osservazione del capoeconomista della Commerzbank, Joerg Kramer, secondo il quale all’Europa costerebbe sempre meno impegnarsi per evitare il default greco piuttosto che pagare lo scotto di un ritorno alla ‘antica’ moneta ellenica. Ma sia il ministero delle finanze greco, sia la commissaria europea alla Pesca Maria Damanaki, in questi ultimi giorni hanno invece delineato tale scenario ‘alternativo’, eventualità che, secondo gli studi di Repubblica, implicherebbe una svalutazione del 50% della Dracma rispetto alla divisa unica, un rapporto debito/Pil che salirebbe al 200% ed una conseguente inflazione a due cifre. E tra gli altri effetti menzionati dal quotidiano fondato da Eugenio Scalfari non andrebbe dimenticato quello di una corsa agli sportelli, grande minaccia di tutte le crisi finanziarie.
Fa riflettere, comunque, l’osservazione del premio Nobel per l’economia Paul Krugman, secondo cui la probabilità per Atene di tornare alla vecchia divisa sarebbe pari al 50% poiché è improbabile che la Grecia riesca a ripagare i propri debiti.

Marco Notari