Un cranio unito ad uno scheletro completo, probabilmente di una donna adulta: questo l’ultimo ritrovamento nell’ex convento di Sant’Orsola a Firenze dove da tempo sono in corso le ricerche per riportare alla luce i resti mortali di Lisa Gherardini, la nobildonna morta nel 1542 all’età di 63 anni, che secondo alcuni sarebbe la modella della Gioconda dipinta da Leonardo da Vinci e custodita a Louvre.
«Gli elementi finora emersi, a partire dall’analisi del cranio e del bacino, così come sono osservabili, fanno propendere per l’ipotesi di una persona adulta di sesso femminile», ha dichiarato ai giornalisti il professore Giorgio Gruppioni, docente di antropologia all’Università di Bologna, coordinatore scientifico della ricerca dei resti di Monna Lisa per conto del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali. «Il cranio e il bacino – ha continuato Gruppioni – sono collassati sotto il peso del terreno. Solo l’avanzamento dello scavo, con il recupero totale delle ossa, potrà confermare se si tratta di una donna. Il terreno nasconde ancora parte del cranio e del bacino e quindi quei tratti indicatori che potrebbero essere significativi per confermare la diagnosi indiziaria e preliminare che ci porta a ipotizzare lo scheletro appartenente ad una donna in età adulta».
Grande emozione ma anche estrema prudenza quella espressa al momento della scoperta da Stefano Vinceti, responsabile della ricerca dei resti di Monna Lisa e coordinatore per la parte storica dell’esplorazione. La semplicità della sepoltura di questo scheletro in una tomba di nuda terra potrebbe corrispondere alle volontà di una suora francescana come lo fu Ludovica, la figlia di Lisa Gherardini, che accolse la madre proprio nel convento di Sant’Orsola, come attestano i documenti storici. «La ricerca va avanti – ha spiegato Vinceti – e solo con i successivi esami delle ossa potremo dare una risposta precisa alla domanda che queste ossa appartengono a Lisa Gherardini. Bisognerà quindi aspettare gli esami antropometrici, quelli istologici, per determinare con esattezza il sesso, quelli con il carbonio 14, per determinare l’epoca a cui risalgono. E’ possibile anche che in seguito si prevedano test genetici per il prelievo del dna».
Valentina De Simone