Mladic verso l’estradizione all’Aia. “Con Srebrenica non c’entro nulla”

Tutto ciò che è stato fatto, è stato fatto alle sue spalle.Darko, figlio di Ratko Mladic riferisce alla stampa le parole di suo padre a proposito della strage di Srebrenica, dove nel 1995 i militari serbi uccisero circa ottomila musulmani. La versione dei fatti andrebbe in tutt’altra direzione rispetto a quanto la Storia ha raccontato finora: a Srebrenica, ha raccontato Mladic a suo figlio, Ratko avrebbe cercato “di evacuare innanzitutto i feriti, le donne e i bambini, poi i soldati.

E’ questa la storia che Darko Mladic riferisce insieme alla moglie Bosiljka, che oggi ha fatto nuovamente visita al marito rinchiuso in una cella del Tribunale speciale per crimini di guerra. “A un certo punto – ha riferito la stessa Bosiljka – si é scusato con noi per tutto quello che abbiamo subito a causa sua. Si è scusato più volte. Ieri e l’altro ieri. Ha avuto tre ictus e ha perso la sensibilità del lato destro del corpo.” Sono soprattutto queste le ragioni per le quali il legale di Mladic si è opposto alla richiesta del suo trasferimento all’Aia, presso il tribunale penale internazionale. Opposizione che finora non sembra reggere, dato che le stesse autorità giudiziarie serbe hanno già respinto la tesi dell’impossibilità di trasferimento per motivi di salute.

Ratko Mladic, quindi, “potrebbe arrivare lunedì o martedì”, fa sapere dall’Aia il giudice turco Mehmet Guney, il quale aggiunge: “In applicazione del diritto internazionale, sarà presentato immediatamente davanti al giudice. Il processo dovrebbe durare da un anno e mezzo a due”. Resta il fatto che il trasferimento in Olanda, nel carcere di Sheveningen, avverrà soltanto dopo aver effettuato le procedure mediche (oltre che quelle amministrative e finanziarie relative all’estradizione). E a proposito delle condizioni di salute del boia di Srebrenica, la giudice serba Maja Kovacevic assicura che “le condizioni di salute di Mladic lo rendono idoneo a sostenere un processo, per quanto soffra di una serie di malattie croniche”. Proprio quelle sulle quali punta la difesa, per impedire l’estradizione. La stessa strategia che utilizzò Slobodan Milosevic, morto a Sheveningen prima della fine del suo processo.

Cristiano Marti