Retribuzioni, Istat: salario medio sotto i 1.300 euro

In Italia le donne guadagnano il 20% in meno degli uomini, 1.131 euro mensili contro 1.407 euro dell’altro sesso. È quanto più colpisce nel Rapporto 2010 presentato nel fine settimana dall’Istat.
Lo scorso anno, sottolinea l’istituto di statistica, la retribuzione media netta è stata di 1.286 euro al mese.
Tra i lavoratori del Paese, i più svantaggiati sono risultati gli stranieri, che hanno guadagnato 973 euro al mese, il 24% in meno degli italiani, e i neoassunti, che, nei primi due anni di lavoro, hanno avuto un salario ancora inferiore di circa 900 euro al mese.
Secondo l’istituto nazionale di statistica, i giovani riescono a guadagnare oltre 1.000 euro al mese solo dopo 3-5 anni di lavoro, e, in genere, superano il tetto del 1.300 euro dopo i 20 anni di età.

Boccata d’ossigeno. Se le retribuzioni degli stranieri negli ultimi tre anni sono rimasti invariate a quota 970 euro mensili, quelle degli italiani hanno registrato un lieve incremento del 3,7% nel triennio 2008-2010. Per quanto il dato non possa considerarsi ‘entusiasmante’, visto che parliamo di uno scostamento medio da 1.239 a 1.286 euro mensili, esso rappresenta una vera ‘boccata d’ossigeno’ rispetto ai primi mesi della crisi economica.
Nel dettaglio, le retribuzioni delle donne sono passate da 1.080 a 1.131 euro, +4,7%, e quelle degli uomini da 1.361 a 1.407 euro mensili, +3,7%.

Crollo della spesa sociale. Peggiore il quadro sulla spesa pubblica in sostegno al reddito e alle misure di contrasto alla povertà e all’esclusione. L’Italia è ultima tra i Paesi dell’Ue per l’ammontare delle  risorse stanziate per il sociale. In particolare, il 26,4% è andato per malattia, il 5,9% per disabilità, il 51,3% per vecchiaia, il 9,4% per sopravvissuti alla morte di un familiare, il 4,7% per famiglia, il 1,9% per disoccupazione, lo 0,1% per abitazioni e, infine, lo 0,2% per la lotta all’esclusione.
Le spese per il sociale, dunque, sono state assorbite per il 51,3% dalla voce ‘vecchiaia’. Solo il 4,7% è andato alla famiglia. E ancora minore è stata la fetta dedicata ai disoccupati, 1,9%.

Marco Notari