Export di vino, Italia a Mosca contro nuovo protezionismo

Contrastare il rischio di un nuovo protezionismo che andrebbe a penalizzare l’export di vino italiano in Russia. E’ la missione dell’Italia. Proprio quello russo è il mercato più in crescita al mondo. Per valore rappresenta addirittura il secondo Paese extra Ue dopo gli Usa con 104 milioni di euro (+64% sul 2009). Una cifra, questa, che viene definita dagli addetti ai lavori “raddoppiabile” nel giro di 2-3 anni senza ulteriori barriere.

La richiesta. Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini, e Giancarlo Voglino, coordinatore dell’Istituto del vino italiano ‘Grandi Marchi’, insieme all’ambasciata d’Italia a Mosca e all’Ice, hanno chiesto, dunque, più attenzione al governo in riferimento al cambio di regole in discussione alla Duma, la camera bassa dell’Assemblea Federale. “Mosca vuole cambiare in corsa le regole del trade enologico: si rischia un nuovo protezionismo proprio nel mercato di sbocco più dinamico al mondo”, hanno affermato i due player del vino italiano in occasione della manifestazione “Solo italiano”, organizzata dalla Iem, International Exhibition Management. “Chiediamo – hanno aggiunto – soprattutto criteri uniformi a quelli internazionali all’insegna di una maggiore liberalizzazione. Il drastico cambio delle regole, attualmente in discussione alla Duma, potrebbe ridurre un mercato che solo lo scorso anno in Italia è cresciuto di oltre il 60%, per un valore che ha ormai superato i 100 milioni di euro annui”. La burocrazia legata all’ottenimento e al rinnovo delle licenze degli importatori, la revisione della regolamentazione delle etichette, la previsioni di altri certificati fitosanitari e di circolazione delle merci nella nuova Unione doganale Russia-Bielorussia-Kazakhstan, la scarsa tutela delle denominazioni di origine. Queste le componenti che rischiano di far saltare l’import di vino in Russia, il tutto a favore di altri prodotti come la vodka e la birra.

Export record. Il vino in Russia rappresenta solo il 7% dei consumi di bevande alcoliche. A dominare sono, infatti, la vodka col 75% e la birra (18%). La situazione è ben diversa nel nostro Paese: consumi pari al 54% e produzione interna che riesce a coprire appena il 40-45% della domanda (9 milioni di ettolitri). I primi mesi del 2011 non fanno altro che confermare la crescita record dell’export di vini italiani: 15 milioni di euro per gennaio e febbraio. L’Italia è estremamente competitiva per quanto riguarda gli spumanti, rappresenta, infatti, circa la metà dei volumi spediti in Russia (primo Paese per volumi e quarto per valore per il nostro export, con +104% nel 2010). La Russia è anche il nostro primo mercato per il vermouth, con 301 mila ettolitri nel 2010 (+4,8%). Non male nemmeno acquaviti e liquori, con 2 milioni di euro nel 2010, dato più che raddoppiato rispetto all’anno prima.

Mauro Sedda