Pensioni, Inps: disuguaglianze record. Camusso: un Paese di poveri

Gli importi al Sud sono più bassi del 20%. Nel Mezzogiorno, inoltre, viene distribuito il 44,2% dei contributi di tipo assistenziale, e il dato è in crescita.
I co.co.co. arrivano a 1.570 euro annui, i sacerdoti a 7.464, i manager a riposo sfiorano i 50 mila. Il numero degli assegni pensionistici erogati ai precari aumentano di anno in anno a ritmi sostenuti. Nel biennio 2009-2010 sono cresciuti del 17%, più di tutte le altre categorie. E nel futuro diventeranno una parte molto consistente della spesa complessiva, perché è lì che si raggrumano gli incerti, i precari del lavoro. Stessa sorte anche per i professionisti degli anni duemila, i nuovi ingegneri, architetti, ricercatori, oggi giovani ‘a progetto’ e domani senza stabilità anche da anziani.
I dati sono quelli resi noti dall’Inps nel Rapporto annuale relativo al 2010 presentato alla Camera dal presidente dell’istituto, Antonio Mastrapasqua. Sulla stessa linea l’Istat nel suo Rapporto 2010 presentato nel fine settimana. Preoccupante lo scenario per la leader Cgil Susanna Camusso.

Disuguaglianze record. Su un totale circa di 16 milioni di assegni, il 50,8% hanno un ammontare inferiore ai 500 euro, mentre si arriva al 79% per somme sotto i 1000 euro mensili. Le donne appartengono maggiormente alla prima categoria: il 61,3% ne fa parte a pieno titolo, contro il 36% degli uomini. Nella fascia tra i 500 e i 1.000 euro continuano a prevalere le pensioni femminili con il 30,5%, rispetto al 24,9% delle pensioni maschili.
A guidare per importi la classifica delle pensioni sono i dirigenti con 3.788 euro in media al mese, quasi raggiunti da piloti e assistenti di volo con 3.487 euro. Forte il distacco con tutti gli altri pensionati. Sfiorano i 2 mila euro i telefonici, poco più di chi lavorava per le società elettriche, 1.879 euro, mentre gli ex impiegati dei trasporti e delle ferrovie portano a casa, in media, 1.500 euro al mese. Crollo sotto gli 80 euro mensili per tutte le altre categorie. Tra queste la più numerosa, quella dei lavoratori dipendenti, quasi nove milioni e mezzo di persone, che devono accontentarsi di 861 euro. Dietro di loro i commercianti, con 707 euro, gli artigiani e agricoltori, insieme 2,7 milioni di pensionati a 611 euro al mese, e i preti, con 574 euro.
Record negativi per i co.co.co. con 1.570 euro l’anno, 121 euro al mese, 96 euro in media alle donne, 130 euro agli uomini.  Per ora sono soltanto 245 mila persone, ma, per l’istituto previdenziale, l’esercito è in crescita.
E l’Inps spiega che, anche se nella voce “gestioni separate” confluiscono “prevalentemente le pensioni supplementari”, ovvero le seconde pensioni, più piccole e non ricongiunte con le principali, l’allarme rimane ed è chiaramente percepito, visto che l’aliquota obbligatoria da versare in questa gestione è passata gradualmente dal 10% del 1996 al 26,72% attuale, sempre più vicina a quella della gestione principale Inps.

Distanze territoriali. Altra distanza che ormai sembra incolmabile è quella tra le diverse aree del Paese, cronica da cinque anni. Le pensioni erogate al Sud, evidenzia l’Istat nel Rapporto annuale, sono più basse di quelle del Nord-ovest di quasi un quinto, ovvero del 19,5% e del 12,1% rispetto alla media nazionale. Per fare un esempio, nel 2009 un pensionato meridionale prendeva in media 9.501 euro lordi l’anno, una cifra di gran lunga inferiore se paragonata agli assegni erogati al Nord-ovest, pari a 11.805 euro, Nord-est, 10.959 euro e Centro, 11.317 euro, e, di conseguenza, alla media nazionale pari a 10.808 euro. Nonostante la crescita delle pensioni, che comunque tra il 2004 e il 2009 c’è stata, il divario tra le aree del Paese sono rimaste patologiche. Nel frattempo, è lievitata la quota di pensioni assistenziali, tra cui invalidità civile e assegni sociali, erogati al Sud, dal 43,8% del 2004 al 44,2% del 2010. In termini di importo medio annuo, però, questo aumento non s’è visto, visto che l’importo medio ammonta a 4.656 euro nel Mezzogiorno contro i 4.810 euro del Nord-ovest e i 4.730 euro della media nazionale.

Camusso: “stiamo costruendo un Paese di poveri”. Occorre garantire pensioni pari almeno al 60% dell’ultima retribuzione percepita altrimenti “costruiamo un Paese di poveri” ed in questa ottica che si sta facendo strada, esplicitamente nella Confindustria, più nascosta in alcuni settori del Governo, un’idea di privatizzazione dello stato sociale. È la stessa logica che porta l’acqua pubblica nelle mani dei privati. C’è da essere preoccupati”. È quanto ha dichiarato la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, intervistata da Repubblica sulla situazione pensioni in Italia. “Non possiamo immaginare un Paese con un terzo della popolazione, cioè i pensionati, che sia a rischio di povertà. Già oggi otto pensioni su dieci non arrivano a mille euro. Questo è un Paese che sta rinunciando a progettare il suo futuro”.
La Camusso evidenzia anche alcune contraddizioni del sistema dei fondi di previdenza complementare quando si ha a che fare con le piccole imprese, che “scoraggiano” i loro dipendenti ad aderire perché “da una parte dicono che serve la previdenza integrativa e dall’altra continuano ad usare il Tfr al posto del credito bancario”.

Marco Notari