Berlusconi contro Tremonti: Lui non decide, propone. Ora la riforma fiscale

Roma – Berlusconi annuncia la riforma del fisco. A chi gli chiede cosa ne pensa del parere negativo di Tremonti, il premier taglia corto: “Lui propone ma non decide”.

Riforma fiscale –  Dopo la pesante batosta elettorale Berlusconi inizia ad intendere la voglia di riforme da parte del paese, magari riforme che non riguardino la giustizia o i processi dei politici, ma una riforma fiscale.
E torna la più antica delle soluzioni politiche: Meno tasse. “Faremo la riforma del fisco”, assicura il Cavaliere parlando con i giornalisti nei giardini del Quirinale dove arriva per il ricevimento in vista della festa della Repubblica. E se Tremonti non aprisse i cordoni della borsa, chiedono i cronisti. “Li faremo aprire. Non è Tremonti che decide. Lui propone”, taglia corto il premier.
Sui risultati elettorale, diversamente da Verdini che al primo turno aveva parlato di sostanziale pareggio, Berlusconi minimizza: “Abbiamo preso un gol, ma siamo ancora 4 a 1?, dice Berlusconi, “ho preso atto dei risultati dei ballottaggi, ma la maggioranza è forte e il governo va avanti per fare le riforme”.

Un segnale forte – Il premier appare sicuro, le sue parole sono una risposta a chi aveva ipotizzato un cambio dei vertici del partito, magari le primarie. Ora il futuro è la riforma fiscale, che sembra superare d’importanza anche quella della giustizia, di cui aveva parlato ai leader mondiali al G8. La Corte dei Conti e Banca d’Italia vanno ripetendo da settimane la necessità delle riforme. Solo questa mattina il futuro presidente della Bce, Mario Draghi, ha ricordato che per abbassare le tasse bisogna combattere l’evasione fiscale: “Andrebbero ridotte in misura significativa le aliquote, elevate, sui redditi dei lavoratori e delle imprese compensando il minor gettito con ulteriori recuperi di evasione fiscale, in aggiunta a quelli, veramente apprezzabili, che l’amministrazione fiscale ha recentemente conseguito”.
Anzi, la Corte dei Conti, ha sottolineato la necessità di una manovra di 40 miliardi per rimettere in sesto i conti dello Stato, così come ci chiede l’Europa.
Se Tremonti non decide ma propone, spetterà al premier trovare i soldi.

Matteo Oliviero