Don Seppia rimane in carcere, gip: E’ socialmente pericoloso

La posizione giuridica di don Riccardo Seppia, l’ormai ex prete di Sestri Ponente arrestato perché sospettato di aver abusato di minorenni, sembrerebbe essersi aggravata. A sostenerlo è il gip Annalisa Giacalone che nel documento che accompagna l’ordinanza di custodia cautelare definisce rafforzato il quadro probatorio che incastrerebbe l’ex curato.
Per Seppia le accuse, nel corso di queste settimane, sono state modificate: non si parla più di abusi sessuali su minori ma di tentata violenza e per quanto riguarda la cessione degli stupefacenti alle vittime, adesso l’accusa riguarderebbe l’offerta che l’allora parroco della chiesa di Santo Spirito faceva a chi cedeva ai propri approcci. Tuttavia, nonostante la parziale derubricazione dei capi d’accusa, le prove di quanto commesso da Seppia si sarebbero rafforzate a causa dell’intreccio creatosi tra il contenuto delle intercettazioni telefoniche e le testimonianze delle vittime e di Emanuele Alfano, l’ex seminarista considerato una sorta di ‘compagno di merende’ dell’ex prete.

Pulsioni irrefrenabili – Don Riccardo Seppia, da chi ha avuto modo di conoscerlo, è stato spesso descritto come un prete sui generis: presente in canonica soltanto a partire dal pomeriggio, Seppia aveva una vera e propria seconda vita che però ha finito per intrecciarsi con la prima fino a fare in modo che il talare potesse trasformarsi nella maschera dietro cui celare le proprie perversioni e nello stesso momento l’esca, apparentemente rassicurante, con cui adescare le giovani vittime.
Stando a quanto sostenuto dagli inquirenti Seppia deve rimanere in carcere perché, qualora fosse rimesso in libertà, si correrebbe il rischio che ricommetta ancora una volta gli stessi reati. A farlo capire è stato lo stesso gip Annalisa Giacalone che ha scritto: “L’estrema gravità delle contestazioni riflette la pericolosità sociale di don Riccardo Seppia il quale per dare sfogo alle sue perversioni non ha risparmiato i giovanissimi frequentatori della sua parrocchia, rendendoli oggetto di attenzioni morbose, pesantemente invasive e, nel caso del chierichietto di quindici anni, a veri e propri tentativi di violenza sessuale”.

S. O.