Draghi, Italia insabbiata. Ma il declino non è ineluttabile

L’economia italiana è ”insabbiata” ma non è sulla via di un “declino ineluttabile” e per questo deve concentrare gli sforzi per “tornare alla crescita”. Occorre credere nella ripresa, perché essa solo in parte è legata fattori economici, anzi “dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e speranze”. È il succo del messaggio di Mario Draghi alla sua ultima relazione da governatore della Banca d’Italia a echeggiare sulle prime pagine della stampa di questi giorni.

Risorgimento politico e economico . “Ciò che può unire è più forte di ciò che divide” sottolinea Draghi, che a margine delle considerazioni finali ammette di sentirsi un po’ come il suo “ben più illustre predecessore” Luigi Einaudi. “A distanza di 5 anni, quando si guarda a quanto poco di tutto ciò si sia tradotto in realtà  viene in mente l’inutilità delle prediche”, aggiunge in merito alle mancate riforme. “Quale Paese lasceremo ai nostri figli?”
“Perché la politica non fa propria la frase di Cavour: Le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano?”. Il numero uno di Bankitalia ricorda che in 150 anni “il nostro Paese ha compiuto grandi progressi nelle condizioni materiali di vita grazie alla laboriosità, all’ingegno, alla capacità di sacrificio” e, richiamando di nuovo le parole del primo presidente del Consiglio della Repubblica italiana, “il risorgimento politico di una nazione non va mai disgiunto dal suo risorgimento economico”.

Interessi corporativi e progresso. “Occorre sconfiggere gli intrecci di interessi corporativi che in più modi opprimono il Paese. È questa una condizione essenziale per unire solidarietà e merito, equità e concorrenza, per assicurare una prospettiva di crescita al Paese”. “La crescita di un’economia – ha aggiunto il governatore – non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori determinano il progresso di un paese”.

Manovra correttiva e riduzione spesa.Appropriati sono l’obiettivo di pareggio del bilancio nel 2014 e l’intenzione di anticipare a giugno la definizione della manovra correttiva per il 2013-14 – ha detto ancora il governatore – grazie alle riforme previdenziali avviate dalla metà degli anni Novanta, a un sistema bancario che non ha richiesto salvataggi, a una prudente gestione della spesa durante la crisi, lo sforzo che ci è richiesto è minore che in molti altri paesi avanzati”. “Una manovra tempestiva, strutturale, credibile agli occhi degli investitori internazionali, potrebbe sostanzialmente limitare gli effetti negativi sul quadro macroeconomico”. Non si possono penalizzare sempre gli investimenti, ma va ridotta la spesa che serve alla gestione pubblica “di oltre il 5% in termini reali nel triennio 2012-14, tornando, in rapporto al Pil, sul livello dell’inizio dello scorso decennio”.  Ma “non è consigliabile procedere a tagli uniformi in tutte le voci” poiché penalizzerebbe le amministrazioni virtuose e “inciderebbe sulla già debole ripresa dell’economia, fino a sottrarle circa due punti di Pil in 3 anni”. Serve invece “un’accorta articolazione della manovra, basata su un esame di fondo del bilancio degli enti pubblici, voce per voce, commisurando gli stanziamenti agli obiettivi di oggi, indipendentemente dalla spesa del passato”.

Le mancate riforme e il Fisco. “Occorre proseguire nella riforma del nostro sistema di istruzione, già in parte avviata, con l’obiettivo di innalzare i livelli di apprendimento, che sono tra i più bassi nel mondo occidentale anche a parità di spesa per studente”. Sulla base delle valutazioni dell’Ocse, “il distacco del sistema educativo italiano dalle migliori pratiche mondiali potrebbe implicare a lungo andare un minor tasso di crescita del Pil fino a un punto percentuale”. E i ritardi della giustizia civile, tema che va affrontato “alla radice”, fanno perdere al paese fino a un punto percentuale di Pil all’anno.
Un passaggio fondamentale per favorire la ripresa è la riduzione del peso fiscale sulle imprese e il lavoro. “Andrebbero ridotte in misura significativa le aliquote, elevate, sui redditi dei lavoratori e delle imprese, compensando il minor gettito con ulteriori recuperi di evasione fiscale, in aggiunta a quelli, veramente apprezzabili, che l’amministrazione fiscale ha recentemente conseguito”. “Per incentivare il ricorso al capitale di rischio – ha ribadito Draghi – andrebbe ridotto, nel quadro di una complessiva ricomposizione del bilancio pubblico, il carico fiscale sulla parte dei profitti ascrivibile alla remunerazione del capitale proprio”.

L’occupazione femminile. Il governatore ha anche ricordato come le donne trovino più difficilmente lavoro e guadagnino di meno, sottolineando come la scarsa partecipazione femminile sia “un fattore cruciale di debolezza del sistema”. “Oggi il 60% dei laureati è formato da giovani donne che conseguono il titolo in minor tempo dei loro colleghi maschi, con risultati in media migliori, sempre meno nelle tradizionali discipline umanistiche. Eppure in Italia l’occupazione femminile è ferma al 46%, venti punti in meno di quella maschile, è più bassa che in quasi tutti i Paesi europei soprattutto nelle posizioni più elevate e per le donne con figli. E le retribuzioni sono, a parità di istruzione ed esperienza, inferiori del 10% a quella maschili”.

Regole per il sistema creditizio. “La protezione del cliente della banca è un dato di civiltà”, elemento cruciale per la credibilità e la fiducia nel sistema. “In Italia on vi è stata una crisi bancaria, tuttavia dobbiamo ora rivedere il quadro delle regole in linea con gli orientamenti internazionali lungo due direttrici, ampliare lo spettro delle misure di risoluzione delle crisi e dotare la Vigilanza della possibilità di rimuovere gli esponenti responsabili di condotte nocive alla sana e prudente gestione di una banca”. Le Fondazioni, secondo il candidato unico alla guida della Bce, se ben gestite, possono restare nel capitale delle banche.

La presenza di Ciampi. All’assemblea annuale della Banca d’Italia era presente anche il presidente emerito della Repubblica e governatore onorario dell’istituto di vigilanza, Carlo Azeglio Ciampi, arrivato alla riunione accompagnato dal governatore Mario Draghi e dal direttore generale Fabrizio Saccomanni. Nelle prime battute delle considerazioni finali, Draghi ha interrotto il suo discorso per salutare pubblicamente Ciampi e ringraziarlo della sua presenza. Lungo applauso dalla platea per l’ex presidente della Repubblica.

Marco Notari