Le indagini sulla morte di Melania Rea, la giovane mamma uccisa nei boschi di Ripe di Civitella in provincia di Teramo il 18 aprile scorso, potrebbero arricchirsi di un ulteriore dettaglio misterioso. Se fosse un giallo sarebbe uno di quegli elementi inseriti dall’autore a metà racconto per rendere ancora più intricata la trama, ma soprattutto per far rimanere a bocca aperta il lettore, che mai avrebbe immaginato che una storia così potesse vedere il proprio intreccio infittirsi ancor di più.
Secondo alcune indiscrezioni, nella piccola struttura in legno situata vicino al punto in cui è stato ritrovato il cadavere di Melania il 20 aprile sarebbero stati rinvenuti alcuni graffi sulle pareti e l’aspetto più inquietante di questa scoperta sta nel fatto che i segni sarebbero stati effettuati successivamente ai sopralluoghi che gli inquirenti hanno compiuto sul posto. Chi potrebbe essere l’autore di tale gesto: qualcuno in vena di scampagnate ai confini dell’horror oppure la sfida di qualcuno che ha avuto a che fare con l’assassinio?
Forme strane, significati simbolici? – A incuriosire maggiormente gli investigatori, stando sempre alle indiscrezioni, sarebbero le forme particolari di questi graffi. Anche se sulla natura di essi viene mantenuto il massimo riserbo, c’è chi si chiede se i segni sulle pareti del chiosco nel bosco delle Casermette possano avere dei significati simbolici e, qualora fosse così, ciò riporterebbe al centro dell’attenzione la possibilità che a uccidere Melania sia stato qualcuno – serial killer o setta – che abbia voluto dare un significato all’omicidio.
Già nelle ore successive al ritrovamento del cadavere fu resa nota la notizia della svastica incisa sulla pelle della vittima, ma in quel caso, nonostante ci sia stato chi ha fatto notare che il 20 aprile era il giorno in cui ricorreva la nascita di Adolf Hitler, la vicenda è stata quasi immediatamente considerata come uno dei tentativi da parte dell’assassino di depistare le indagini.
S. O.