Randagismo Romania. Drammatica da anni, la situazione degli animali randagi in Romania viene quotidianamente tamponata, per quanto possibile, dall’associazione internazionale Save the dogs, che presidia alcune zone del territorio combattendo contro disinformazione, povertà e degrado. Un contesto in cui, anche e forse soprattutto per la mancanza di leggi che tutelano gli animali e per una cultura che li riguarda non ancora generalmente diffusa, salvare anche una sola bestiola su dieci non è un’impresa da poco. Footprints of joy, impronte di gioia, è un ambizioso progetto, fortemente voluto dall’associazione, la realizzazione del quale porterebbe alla costruzione di un nuovo rifugio più grande, più moderno e di una clinica mobile tecnologicamente avanzata adeguata agli standrard europei.
Perchè un nuovo rifugio? L’attuale struttura ospita diverse centinaia di cani, costantemente accuditi, ma a causa della “vicinanza del Danubio – spiega la presidente Sara Turetta in un video-messaggio (sotto), il canile di Cernavoda negli anni è rimasto vittima di ripetuti allagamenti“. La posizione insomma non è delle migliori, ma il problema più grave è che il terreno è comunale, un comune che avrebbe deciso di “sfrattare” cani e associazione in una volta sola. La risposta di Save the Dogs è stata quella di acquistare un’ampia porzione di terreno (cinque ettari) in una zona collinare e quindi più sicura, dove già ora vivono in libertà diverse decine di cavalli del delta del Danubio e alcuni asini. Per questi ultimi, STD assieme all’associazione inglese Donkey Sanctuary, ha reliazzato una struttura d’accoglienza apposita, presidiata quotidianamente da un veterinario. La questione si pone quindi per gli attuali ospiti del rifugio di Cernavoda: “Servono 250.000 euro, spiega ancora la Turetta, che soltanto donatori generosi possono aiutarci a raccogliere”.
Aiutare una comunità intera. Prendersi cura degli animali, in Romania (ma probabilmente ovunque), equivale a prendersi cura delle persone. Nonostante l’alto grado di violenza sugli animali perpetrata spesso anche da ragazzini lasciati al loro destino e ai quali nessuno ha mai insegnato la distinzione tra bene e male, la percentuale di abitanti che possiede una cultura che impone il rispetto della vita in ogni sua forma sembra fortunatamente essere in costante crescita. Molte infatti sono le persone che soffrono quando vedono un animale ucciso o torturato, una sofferenza che spesso viene comunicata ai volontari di Std, “costretti” a farsi carico anche di sfoghi dei quali non avrebbero certo bisogno, ma che paradossalmente indicano una molto incoraggiante quanto fondamentale condivisione di obiettivi tra loro e la popolazione residente. “Footprints of joy – dice la Turetta – vogliamo diventi un luogo di aggregazione e di formazione al volontariato, vogliamo inoltre aiutare i veterinari locali, che scontano una preparazione universitaria molto poco attenta ai piccoli animali come cani e gatti”. Chi volesse contribuire con uno o più “mattoncini”, può contattare direttamente Save the dogs and other animals a questo indirizzo: info@savethedogs.eu.
A.S.