L’inchiesta sulla morte di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana assassinata il 26 agosto scorso, sembra negli ultimi giorni abbandonare i colori del giallo per tingersi di tonalità surreali, quasi grottesche. Vicende che, se non riguardassero la macabra e inquietante fine fatta da una ragazzina la cui unica colpa potrebbe essere stata quella di essere più avvenente della cugina maggiore, porterebbero a un riso quasi isterico. Simile ai comportamenti tenuti dai protagonisti in negativo di questa vicenda: la famiglia Misseri. Se di Michele – passato dal ruolo di zio orco a quello di autocalunniatore, succube di moglie e figlia -, Cosima e Sabrina si è detto già tanto, la figura di Valentina, la sorella della presunta omicida, nonostante parrebbe estranea alla vicenda, sembra essere stata anch’essa risucchiata nel vortice delle contraddizioni. A far discutere, negli ultimi giorni, sono le parole che la figlia maggiore di Michele ha pronunciato in riferimento ai presunti propositi suicidi del padre.
Visita psichiatrica – Michele Misseri vorrebbe mettere fine alla propria vita? A sostenerlo per la prima volta sarebbe stata proprio Valentina, l’unico componente della famiglia che sembrerebbe essere al di sopra di ogni sospetto, almeno ufficialmente, da parte degli inquirenti. La sorella di colei che potrebbe aver ucciso Sarah avrebbe dichiarato al luogotenente dei carabinieri Fabrizio Viva che il padre, durante il viaggio fatto dal carcere di Taranto fino ad Avetrana, avrebbe manifestato il desiderio di farla finita: “Ho paura di stare con lui“.
La comunicazione fatta da Valentina aveva portato anche alla possibilità della prescrizione da parte del sindaco della cittadina pugliese Mario De Marco di un trattamento sanitario obbligatorio, poi tramutato in un’urgente visita psicologica. Ma a quanto pare, stando al referto che è seguito alla stessa perizia, sarebbe stata la stessa Valentina Misseri a fare dietrofront: “La figlia Valentina esclude che il padre abbia messo in atto gesti autolesivi e che abbia espresso pensieri incongrui al rientro dal carcere e al proprio domicilio”.
S. O.