Che un leader politico di quasi settantacinque anni possa iniziare a immagine il futuro del proprio partito senza di lui sarebbe una di quelle notizie che di certo non dovrebbero arrivare sulle prime pagine dei giornali. Tuttavia, se il politico in questione è Silvio Berlusconi e il partito è quel Popolo della Libertà – nato dalla fusione tra Alleanza Nazionale e Forza Italia, ma da sempre più simile a quest’ultimo -, allora tutto cambia.
Il presidente del Consiglio è tornato a parlare in televisione dopo la sconfitta cocente ai ballottaggi per le elezioni amministrative, che hanno consegnato al centrosinistra anche le tanto discusse città di Milano e Napoli. Il Premier, questa mattina, è intervenuto telefonicamente stavolta non con un’incursione non preventivata, bensì partecipando alla rubrica La telefonata condotta dal direttore di Libero Maurizio Belpietro e in onda su Canale 5.
Individuare i destrorsi – Tra i tanti temi toccati da Berlusconi nel corso dell’intervista vi è stato anche quello delle primarie, fino a ieri pilastro delle politiche del Partito Democratico – al punto da diventare anche spunto satirico – ma oramai accolte quasi all’unanimità dai partiti politici.
Il leader del Pdl si è detto d’accordo per introdurre il metodo anche nella selezione dei candidati del proprio partito, a una condizione però: si riesca a far votare solo elettori di centrodestra. Una sorta di primarie pure, filtrate dalle scorie rappresentate dalla Sinistra e dai suoi elettori di recente identificati come dei ‘senza cervello‘. Almeno a Napoli. Berlusconi ha dichiarato: “Non sono contrario, purché si arrivi a essere certi che i votanti siano sostenitori del partito e non infiltrati della sinistra, ci vorrebbe una sorta di filtro di coloro che vogliono partecipare”.
Il Premier ha poi ribadito che la sconfitta delle amministrative non destabilizzerà il governo nazionale perché “abbiamo il dovere di arrivare al 2013 per onorare il patto con gli elettori del 2008 e dobbiamo arrivarci perché è l’unico esecutivo in grado di garantire la governabilità“.
Simone Olivelli