Referendum, Fitch: a rischio gli investimenti nel settore dell’acqua

Ficht si interessa al referendum del 12 e 13 giugno in materia di tariffe idriche.
Secondo l’agenzia di rating, gli investimenti dei concessionari dell’acqua pubblica in Italia potrebbero essere minacciati dai requisiti referendari perchè i ricavi sono garantiti dalle tariffe idriche, principio al centro del quesito referendario. L’agenzia, ancora, critica l’assenza di un’Autorità centrale indipendente e l’assenza di una cornice regolatoria circa il futuro della remunerazione degli investimenti risultante dalla consultazione, specificando, allo stesso tempo, che ritiene invece il quesito sulla privatizzazione meno rilevante.
Si susseguono, intanto, le esternazioni dei leader parlamentari circa i quesiti del 12 e 13 giugno e le posizioni dei rispettivi schieramenti.

Investimenti a rischio referendum. Francesca Fraulo, direttore Fitch Energia, utility e regolamentazione, spiega che “le incertezze regolatorie circa il futuro della remunerazione degli investimenti risultante dalla consultazione potrebbe portare a una sospensione dei finanziamenti bancari al settore fino a quando non vi sarà più chiarezza” e “tutto questo potrebbe provocare ritardi negli investimenti e colpire la capacità delle aziende” di realizzare i loro piani di sviluppo.
L’agenzia, però, considera prematuro stabilire quale impatto la questione potrebbe avere sui rating di Acea e Acquedotto Pugliese, mentre ritiene l’altro quesito, quello sulla privatizzazione, meno rilevante, anche se vedrebbe di buon occhio una riduzione del peso politico su Acea.
Fitch critica anche l’assenza di un’Autorità centrale indipendente e il cattivo stato della cornice regolatoria.

La volontà degli elettori. L’esito del referendum “non ha nulla a che vedere con il Governo, se i cittadini non vorranno il nucleare, noi ne prenderemo atto”. Il premier, Silvio Berlusconi, dai microfoni di Mattino Cinque ha ribadito la “libertà di scelta” degli elettori, definendo la consultazione sul nucleare un voto “inutile”, perché la localizzazione delle centrali, oggetto centrale della consultazione era disciplinato da norme che “sono già state abrogate”.
In merito al referendum sull’acqua, poi, il Cavaliere ha sottolineato che si tratta di un quesito “fuorviante” perché non é in discussione la privatizzazione dell’acqua, ma l’eliminazione degli sprechi.
Alessandra Mussolini, sempre Pdl, ha fatto sapere che, dopo aver visto il reportage su Chernobyl andato in onda ad Annozero, andrà “a votare al referendum contro il nucleare, per abolirlo”.

Voto “utilissimo”. Luigi De Magistris, nuovo sindaco di Napoli, sollecita tutti ad andare a votare per i referendum. “Si può andare anche a mare o in montagna, ma prima tutti a votare” ha detto De Magistris, che ha chiesto quattro sì, due per l’acqua pubblica “affinchè resti un bene di tutti e non un mezzo per fare profitto o per le multinazionali”, uno per il nucleare, “anche in seguito alla tragedia che ha colpito il Giappone”, uno per il legittimo impedimento, “perchè tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, anche se sei il presidente del Consiglio”.
“Il voto è utilissimo”, ha sostenuto Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, alla chiusura di un incontro a Roma con il vicepresidente cinese Xi Jinping.
”C’è bisogno di uscire dall’ambiguità e impostare un’altra politica energetica”, ha aggiunto Bersani, escludendo una lettura dei requisiti in chiave pro o contro il Governo e la maggioranza: “non abbiamo impostato così neanche la campagna elettorale per le amministrative qui si parla di nucleare, di acqua e di legittimo impedimento. Chi sia a destra sia a sinistra la pensa come noi e vuol venire sul palco della manifestazione è il benvenuto”.

Con il quorum raggiunto crisi maggioranza. Di parere decisamente opposto Arturo Parisi, uno dei fondatori dell’Ulivo ed ex ministro del governo Prodi: “sarà il referendum a scandire i tempi dell’uscita di scena di Silvio Berlusconi. Già il semplice raggiungimento del quorum produrrebbe sul governo una contrazione improvvisa, un’accelerazione ingovernabile”. “Se il 12 e il 13 gli italiani riempiranno le urne, la maggioranza sarà chiamata a fare i conti con una nuova verifica. Ma ripetere questa volta la ‘magia’ del 14 dicembre non sarà facile. E sarà crisi”.

Marco Notari