Don Seppia, nuovo interrogatorio: Mai indotto minori alla prostituzione

Nuovo interrogatorio per don Seppia. E’ andato avanti per circa due ore nel carcere genovese di Marassi il nuovo interrogatorio di garanzia di don Riccardo Seppia, il parroco della chiesa dello Spirito Santo del quartiere genovese di Sestri Ponente accusato di tentata violenza sessuale su minore, tentata induzione alla prostituzione minorile e offerta di sostanze stupefacenti. Durante l’interrogatorio davanti al gip di Genova, Annalisa Giacalone, che nei giorni scorsi ha emesso una seconda ordinanza di custodia cautelare nei confronti del sacerdote, Don Seppia, attualmente detenuto nel carcere di Sanremo (dove è stato trasferito da Marassi, a causa delle continue minacce ricevute dagli altri detenuti), avrebbe spiegato di aver desistito dall’intento di avere un rapporto sessuale a pagamento con un 17enne albanese e avrebbe anche negato di aver ceduto droga a minorenni.

Il legale: Vengono meno alcuni capi di imputazione. “E’ stato un interrogatorio di garanzia per la nuova ordinanza che non contiene elementi di sostanziale novità ma è semplicemente la riedizione di quella di Milano, dalla quale sono venuti meno alcuni capi di imputazione“, ha spiegato Paolo Bonanni, avvocato difensore del sacerdote. Secondo il legale, sarebbe venuta meno, in particolare, l’accusa relativa alla violenza sessuale ai danni di un chierichetto minorenne. “Quello che ha fatto – ha affermato Bonanni – è avergli messo una mano sul ginocchio e un braccio dietro alla spalla, senza volere manifestare interesse sessuale ma soltanto affetto”. Inoltre, ha precisato l’avvocato difensore, “viene meno anche l’induzione alla prostituzione di un minore perché si è verificato che il soggetto era maggiorenne mentre è stato aggiunto il capo di imputazione relativo alla tentata induzione alla prostituzione di un altro soggetto di 17 anni, per il quale l’indagato ha fornito un sufficiente chiarimento, affermando di aver desistito dall’azione, di essersi fermato per timore e per vergogna”.

Don Seppia lucido, ma turbato. Una tesi, a detta di Bonanni, confermata da una telefonata tra Seppia ed Emanuele Alfano, l’ex seminarista finito in manette, a cui il prete avrebbe confidato di avere avuto paura e di avere quindi rinunciato al suo intento. Il parroco genovese “ha inoltre smentito categoricamente di aver mai offerto sostanze stupefacenti a terzi – ha continuato il legale – in quanto non ne disponeva in quel momento”. “Si trattava di messaggi che ha inviato a vari soggetti, contenenti deliri personali e frasi del tipo ‘Ti piace la cocaina?‘, che però non avevano alcuna attinenza con la realtà”, ha rimarcato Bonanni, sottolineando che in cinque occasioni, tra dicembre e marzo, il sacerdote, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, avrebbe mandato decine di messaggi deliranti e privi di credibilità. Don Seppia, ha concluso l’avvocato – “si è reso conto degli errori morali e comportamentali che ha commesso ma si ritiene assolutamente immune da ogni tipo di comportamento penalmente rilevante“.

R. E.