F1, è polemica per il ritorno dell’appuntamento in Bahrain

F1, rientro discusso – Appena il Consiglio mondiale del motorsport aveva dato il via libera al rientro della data in Sakhir, sia nel mondo di internet che tra le mura del paddock si erano levati sentiti malumori e dissensi, puntando il dito contro un sistema ormai basato sul profitto e completamente disinteressato a diritti umani e condizioni sociali. Lo stato del Bahrain ha avuto una grossa rivolta sociale da parte della popolazione, desiderosa e bisognosa di democrazia dopo anni di dittatura della famiglia reale. Mesi di combattimenti in strada cessati solo ora, con l’ombra di un conflitto terminato a favore dei governati grazie all’ uso improprio della forza. Una tranquillità solo di facciata, che molti non hanno nessuna intenzione di accettare.

Webber contrario –La Formula 1 dovrebbe inviare un messaggio chiaro circa la sua posizione in difesa dei diritti umani e delle questioni morali” dichiara Mark Webber, l’unico pilota sino ad ora ad aver parlato in merito a questo spinoso argomento: “E ‘ovvio che le parti in causa hanno lottato per raggiungere una decisione, ma purtroppo credo che ancora non hanno fatto quella giusta. Piaccia o no, la F1 e lo sport in generale non sono al di sopra di tutto avendo una responsabilità sociale e di coscienza. La speranza è che la F1 possa tornare in Bahrain, ma nel momento giusto” Il 2011 quindi non è l’anno giusto per tenere un evento così importante, nato inizialmente per regalare sogni e sorrisi alla gente e non basatosi solo sulle freddi leggi del mercato.

Situazione difficile – Persino i team iscritti al mondiale hanno deciso di riunirsi tutti insieme prima di rilasciare dichiarazioni: “La decisione sarà probabilmente discussa internamente con la FOTA e una posizione condivisa potrebbe essere definita in seguito” cita un portavoce della Mclaren. Schietto e dritto al punto invece il discusso Max Mosley, attento alle vicende e destino del circus: “La decisione di organizzare la gara è un errore. Verrà strumentalizzato da un regime oppressivo per camuffare le sue azioni e mostrare che il Bahrain è un posto felice, un Paese in pace. Se la F1 accetta questo ruolo, diventa uno strumento del governo” Nessuno può saper con certezza che clima si respira oggi nel paese arabo, ma è ovvio che qui non si stia più parlando di sport o tempi sul giro, bensì di libertà degli uomini, destini di intere vite. E questo è molto più importante e prioritario di qualsiasi evento sportivo.

Riccardo Cangini