Ministeri al nord: nuovo scontro fra Lega e PDL

Il “popolo padano” si è stancato di Berlusconi. Lo si era capito da qualche mese, da quando gli ascoltatori di Radio Padania avevano intasato i centralini per esprimere il proprio sdegno verso un Governo che si preoccupava di salvare il premier dai processi e dalle frequentazioni con le nipoti di Mubarack, ma la situazione è precipitata nelle ultime settimane, con la disfatta delle elezioni amministrative, la sconfitta di Milano e l’approssimarsi dei referendum, che i leghisti apprezzano più di quanto possano pubblicamente ammettere.
Un’escalation che ha indotto i vertici della Lega a correre ai ripari, per rimarcare la propria autonomia e far capire che davvero, come aveva detto pochi giorni fa Matteo Salvini, “i leghisti non moriranno berlusconiani”.

Legge sui Ministeri, si parte da Pontida – Conquistato, secondo il Carroccio, il tanto agognato federalismo, i Ministeri di “Roma ladrona” sembrano essere il nuovo obiettivo del partito padano.
Nonostante la proposta di Umberto Bossi in campagna elettorale di portare un Ministero a Milano avesse scatenato polemiche feroci, anche a destra, il Ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli ha depositato questa mattina in Cassazione il testo del progetto di legge che sancirebbe “territorializzazione dei ministeri e delle altre amministrazioni centrali”.
Una legge che la Lega non intende per ora presentare in Parlamento, avendo preferito ricorrere allo strumento della “legge di iniziativa popolare”, che prevede la possibilità di sottoporre all’attenzione delle Camere un progetto di legge, qualora la richiesta provenga da almeno 50mila cittadini.
La raccolta delle firme prenderà il via il prossimo 19 giugno, in occasione del tradizionale raduno leghista a Pontida; e, nei prossimi mesi, potrebbe risultare un utile strumento per la Lega per tornare parlare con quel “popolo padano” stanco e deluso.
Anche in vista di possibili (e probabili?) nuove elezioni politiche.

Roma non ci sta: i no di Alemanno e Polverini – La sortita di Calderoli non è certo piaciuta, però, agli amministratori romani, trasversalmente pronti a dar battaglia per difendere i Ministeri.
“Non è pensabile – ha spiegato il sindaco di Roma Gianni Alemanno, in visita a Washington – che un ministro prenda un’iniziativa in contrasto con gli accordi con le altre forze politiche e che è una offesa a Roma capitale”.
Ferma opposizione anche da parte della governatrice del Lazio Polverini che ha bollato la proposta come “inacettabile”, mentre per il presidente della provincia Nicola Zingaretti quello di Calderoli è un atto di “discriminazione verso i cittadini del nostro territorio”.
All’indomani del vertice di Arcore, che ha visto un teso confronto fra Berlusconi e Bossi, la dichiarazione leghista di guerra ai Ministeri di “Roma ladrona”, strenuamente difesi, come simbolo di unità, da tutto il Popolo delle Libertà, non è certo il migliore dei segnali per il futuro del Governo; che a fine mese, come richiesto da Napolitano, dovrà fare i conti con un nuovo voto di fiducia.

Mattia Nesti