PRIMA DI ANNOZERO – Michele Santoro, giornalista celebre anche per quella voglia, che ormai gli è quasi del tutto peculiare, di ribadire, anche solo dei modi di fare, la propria condizione di uomo libero, quindi servo di nessuno, si è esibito durante l’anteprima di Annozero in un discorso che ha fatto e farà discutere. Santoro può risultare antipatico o fazioso, ma c’è da dire che si tratta di problemi quasi irrilevanti se si considerano tutte la altre questioni che gravitano attorno non solo alla Rai, bensì a tutta la televisione italiana.
IO SONO DELLA RAI – Ieri Michele Santoro ha ripetuto più volte quello che è una sorta di “stato d’appartenenza professionale”. <<Io sono della Rai>>, ha detto il giornalista. A chi l’ha detto? Sicuramente anche ai telespettatori, ma soprattutto a Paolo Garimberti. Si toglie qualche sassolino dalla scarpa, il presentatore di Annozero. Ripercorre brevemente la storia dello stato d’appartenenza di cui sopra, parla di toghe rosse, e si ferma anche su argomenti quali il suo stipendio di cui tanto hanno spesso sparlato coloro che credono che, per essere di sinistra, bisognerebbe fare la fame o essere operai. <<Sono orgoglioso del lavoro che faccio>>, ha detto Santoro: <<e sono anche figlio di un macchinista delle ferrovie, che con il suo stipendio ha mandato cinque figli all’università; quindi se io oggi posso permettermi una vacanza, una casa, una scuola migliore per i miei figli, non solo non me ne vergogno, ma sono orgoglioso, perché penso che il frutto del mio lavoro è anche il frutto del lavoro di mio padre. Ma il fatto è che voi avete una visione della vita per cui esistono i ricchi e i poveri, e i ricchi devono fare la carità ai poveri, mentre nella mia visione della vita c’è la dignità del lavoro che viene prima di tutto, la dignità del lavoro che è la condizione della libertà. E quindi vorrei dire che quando si attaccano quelli come me, che sono arrivati dove sono arrivati essendo figli di macchinisti delle ferrovie, bene, si attacca anche la possibilità per la gente come mio padre di avere un sogno.>>.
RITORNO PER UN EURO A PUNTATA – Ma come? I dieci minuti di impeccabile e orgoglioso discorso non erano l’anticamera di un altisonante addio? No. Santoro si rivolge direttamente al presidente della Rai: <<Domani, teoricamente, potrei essere disponibile a riprendere questo programma, al costo di un euro a puntata nella prossima stagione.>>. È difficile non rimanere sbigottiti di fronte ad una proposta del genere: dove è finito il Santoro di dieci minuti prima? Quello della “dignità del lavoro che è la condizione della libertà”? Chi non riesce a vederlo si allontani un po’ dallo schermo, come si farebbe con un mosaico. Se si arriva a riconoscere l’importanza per i telespettatori del proprio lavoro onesto, coraggioso e pulito, e si arriverebbe a farlo praticamente gratis pur di dare all’Italia una simile finestra sul mondo, non significa che si ama il proprio lavoro e si è liberi al punto da essere del tutto immuni da ogni forma di alienazione?
Video \”Prima di Annozero\” 09/06/2011
Martina Cesaretti