A poco meno di una settimana dal 19 giugno, giorno in cui verranno depositate le relazioni finali inerenti le autopsie fatte sul cadavere di Melania Rea, la ventinovenne di Somma Vesuviana ritrovata morta il 20 aprile scorso a Ripe di Civitella dopo essere scomparsa due giorni prima, a tenere banco sono ancora le dichiarazioni di Salvatore Parolisi, il marito della vittima che lo scorso venerdì è stato intervistato nel corso della trasmissione televisiva Quarto Grado.
Parolisi, che per molti rimane l’unico sospettato anche se ufficialmente la sua posizione rimane semplicemente quella di una persona informata sui fatti, ha voluto ribadire la propria innocenza e, dopo aver ammesso di essersi pentito per aver tradito la moglie, ha aggiunto che nulla al mondo avrebbe mai potuto portarlo ad assassinarla. Il presunto uxoricida, almeno questo è per tanti tra coloro che in queste settimane si sono calati nei panni di investigatori fai da te, ha poi voluto ripetere l’onestà della propria versione dei fatti: nonostante Melania sia stata ritrovata a Ripe di Civitella (Te), la scomparsa è avvenuta a Colle San Marco (Ap).
Stemma beffardo – Intanto, l’attenzione continua a essere rivolta verso la caserma ‘Clementi’, ovvero quella frequentata da Salvatore Parolisi in qualità di caporalmaggiore del 235° Reggimento Piceno. Alcune ipotesi vedrebbero negli ambienti militari il possibile movente dell’omicidio: le scappatelle del marito della vittima avvenivano con le soldatesse e questo ha portato molti a immaginare un delitto scaturito dalla gelosia. Ma a interessare è anche la possibilità per cui Melania potrebbe essere venuta a conoscenza di qualche segreto scottante, riguardante il mondo militare, e che dunque qualcuno avrebbe deciso di chiuderle la bocca per sempre.
Nella speranza che possa essere fatta il prima possibile luce sulla vicenda, analizzando lo stemma araldico del 235° Reggimento Piceno non si può fare a meno di notare una curiosa e amara coincidenza: nella parte bassa dello scudo, inscritto all’interno di un triangolo, vi è un albero dalla chioma verde e con i frutti rossi. A destra e a sinistra di esso vi sono due lettere: C ed R, così come le iniziali della vittima che all’anagrafe era registrata come Carmela Rea.
Sotto all’albero un’altra scritta: “Sempre nella vittoria”. Vittoria, come il nome della piccola bimba di quasi venti mesi che ha perso la propria mamma, uccisa non si sa ancora da chi e perché.
S. O.