L’assassinio di Yara Gambirasio, la tredicenne che scomparve a Brembate di Sopra (Bg) la sera del 26 novembre dello scorso anno per poi essere ritrovata cadavere tre mesi dopo in un campo di Chignolo d’Isola, non ha ancora un nome, ma di lui si conosce il dna, ovvero il codice genetico di colui che da sette mesi è diventato un mostro invisibile.
La notizia dell’individuazione di una precisa traccia sullo slip della vittima era iniziata a circolare già negli scorsi giorni sotto forma di indiscrezione, ma adesso si staglia all’interno del quadro investigativo come un punto fermo, forse la svolta che in tanti aspettavano da settimane.
Quattro dna, ma uno importante – Le tracce genetiche rilevate addosso agli indumenti della vittima sono quattro: tre maschili e una femminile. Due di esse sono state trovate sui guanti che Yara conservò in tasca, una sul giubbotto e un’altra come già detto sullo slip. E’ proprio su quest’ultima che gli esperti della Scientifica e i Ris di Parma si stanno concentrando in quanto ritenuta la firma involontaria dell’omicida: la sostanza biologica rintracciata non sarebbe liquido seminale, ma una conseguenza dello sfregamento del corpo del killer con l’intimo della tredicenne.
Tuttavia rimane, almeno per il momento, arduo il compito che attende gli investigatori: fino a oggi tutti i campioni di dna confrontati non hanno dato risposte utili all’inchiesta.
Yara rivestita – Nel pomeriggio, Federica Sciarelli, la conduttrice del programma televisivo Chi l’ha visto?, ha reso nota un nuovo particolare che verrà trattato nel corso della puntata di questa sera, in onda come tutte le settimane su Rai3: lo slip della vittima sarebbe stato tagliato di netto e, stando alle condizioni in cui venne ritrovato il corpo, sembra evidente che l’assassino abbia scelto di rivestire Yara prima di abbandonarla nel campo di Chignolo d’Isola.
S. O.