Melania, Parolisi: Arriverò fino in cima alla montagna della verità

Il giallo di Ripe di Civitella, il paesino in provincia di Teramo dove il 20 aprile scorso venne trovato il cadavere di Melania Rea, la ventinovenne di origini campane scomparsa due giorni prima, ha avuto in quella di oggi una giornata importante: esiste ufficialmente il primo indagato per l’omicidio.
Quelli che per settimane sono stati soltanto sospetti, oggi si sono tramutati in qualcosa di più sostanzioso: gli inquirenti che lavorano al caso ritengono Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore del 235° Rav Piceno nonché marito della vittima, il possibile colpevole. La notizia pur essendo ai primi posti dell’agenda odierna dei quotidiani non si può dire che costituisca una sorpresa: in questi due mesi, Parolisi si è contraddistinto per numerosi comportamenti che hanno avuto l’effetto di attirare l’attenzione di investigatori e media.

La montagna della verità – In serata si sono registrate anche le prime reazioni dell’indagato, parole che sono seguite a quelle dell’avvocato Walter Biscotti.
Parolisi si è dichiarato fiducioso su ciò che gli riserverà il futuro e, dopo aver ribadito la propria innocenza, ha ammesso che già da tempo si sente accerchiato dalle accuse mal celate, provenienti perlopiù dalla stampa.
Il marito di Melania ha scelto di utilizzare alcune particolari metafore per descrivere lo stato d’animo che lo contraddistingue in questi momenti e per annunciare le proprie disposizioni d’animo per i giorni che verranno: “Mi sento come Cristo in croce. Sono pulito dentro” ha detto il caporalmaggiore che poi ha dichiarato di considerare l’iscrizione nel registro degli indagati come “una prassi”.
Parolisi ha poi concluso con un’altra strana metafora: “Non ho fatto nulla e arriverò fino alla cima della verità non mi fermo alla prima montagna, sono stato un alpino”.

S. O.