Pensioni: innalzamento requisiti dal 2013

Si riprende a parlare di riforma delle pensioni.
Tra le misure al vaglio del Governo, infatti, c’è anche l’anticipo della revisione dei requisiti anagrafici e contributivi indispensabili per maturare il diritto alla pensione. La soluzione sarebbe quella di agganciare i requisiti già dal 2013 alla nuove aspettative di vita calcolate dall’Istat, rinviando così la possibilità di andare in pensione per una grossa fetta di lavoratori.

Aumenta l’età pensionabile. In sostanza, tutto ciò si traduce in un evidente aumento dell’età pensionabile, sia per gli uomini, sia per le donne. Lo slittamento avrebbe effetti per la pensione di vecchiaia, per la pensione di anzianità e per l’assegno sociale, che saranno vincolati alle aspettative di vita rilevate dall’Istat ricalcolate ogni tre anni. Il pacchetto delle riforme, ancora, dovrebbe comprendere anche l’aumento dell’aliquota contributiva dei parasubordinati, dal 27% al 33%, reputata una vera beffa per i precari. La stampa attribuisce queste novità a fonti governative, che paventano di integrarle già nell’imminente manovra correttiva o, in alternativa, nella legge di Stabilità di ottobre.

Scalini ‘corti’. Sembra, infine, che il ministero dell’Economia sia intenzionato ad anticipare al 2013, o comunque prima del 2015, la già programmata revisione dei requisiti pensionistici.
Con la manovra 2011-2013, infatti, era già stato preventivato l’agganciamento graduale, con il primo adeguamento nel 2015, un secondo scatto nel 2019 e dopo il 2019 ogni tre anni. Ma a quanto sembra anche gli scalini verrebbero accorciati e avvicinati, ricalcolando così la gradualità prevista in modo da renderla molto più veloce.

Confindustria: su l’età pensionabile. Per la Confindustria l’innalzamento dell’età pensionabile, con il contenimento degli stipendi del Pubblico impiego, è un passaggio obbligato per i necessari tagli della spesa statale. ”I tagli di spesa – si legge nel documento elaborato dal Centro studi di Confindustria – vanno scelti accuratamente in modo da ottenere la migliore combinazione possibile di abbattimento del disavanzo e tutela del Pil”.  Occorre “mettere mano anzitutto alle prestazioni sociali non previdenziali, seguita a ruota dalle pensioni, per le quali bisogna ulteriormente alzare l’età effettiva di ritiro da lavoro, e dalle retribuzioni unitarie”. Per Confindustria, poi, ”il contenimento delle retribuzioni pubbliche è l’unica cura che originerebbe un incremento del Pil perché darebbe il ”là a una generale moderazione salariale che farebbe recuperare competitività”.

M.N.