Ad un passo dal gradino più alto nella scala dei cinque finalisti al Premio Strega del 2011, Mario Desiati si gode le 49 preferenze al suo Ternitti (Mondadori, 264 pag., € 18,50) e rimane in attesa della premiazione fissata per il 7 luglio. Subito dopo Edoardo Nesi, lo scrittore pugliese ha raggiunto il secondo posto fra i contendenti allo Strega, affiancato a pari merito da Bruno Arpaia e ?Mariapia Veladiano, mentre spetta a Luciana Castellina chiudere il quintetto.
Nel suo romanzo Desiati ha saputo legare la vicenda dei personaggi al contesto più ampio dell’Italia operaia degli ultimi decenni, ma anche alla provincia meridionale e al difficile ruolo che la donna ha saputo ricavarvisi. Si parte dalla Puglia, da quella Puglia che negli anni Settanta ha portato braccia e lavoro nelle fabbriche del Nord Europa. La storia di Mimì – protagonista di Ternitti – comincia infatti nel 1975, quando è costretta ad abbandonare i lidi soleggiati della sua fanciullezza per seguire, quindicenne, il padre verso una fabbrica svizzera in cui si lavora l’eternit, lu ternitti. La giovane si ritrova così a piombare nel mondo freddo e duro della fabbrica, dove soltanto l’amore clandestino con Ipazzio, diciotto anni, le scalda un po’ il cuore. Se la Svizzera, l’espatrio ed i fumi tossici dell’industria sono un inferno da lasciarsi alle spalle, quando Mimì torna in Puglia non trova le basi serene per rifondare la sua vita. Siamo negli Anni Novanta e la ragazza, ormai giovane donna, porta con sé Arianna, la figlia ormai adolescente, senza padre. Mimì ritrova il suo paesino cambiato, tarlato dai pregiudizi che colpiscono gli emigrati di ritorno e soprattutto la donna, quella donna abile e moderna che proprio non riesce ad incastrarsi nei costumi tradizionali e conservatori della provincia pugliese. Il futuro ed il sogno che l’amianto aveva fatto sperare si sono tradotti in morte e avvelenamento, ed è fra tutto ciò che la protagonista dovrà muoversi, dimostrandosi coraggiosa all’interno delle lotte di fabbrica, guidando le altre operaie. Ternitti per amianto, ma ternitti anche per tetto, in dialetto salentino. E sul tetto arriva a compimento la vicenda del romanzo, uno spaccato di più di trent’anni di storia italiana, di storia tutt’altro che facile e dolce da ricordare. Mario Desiati la affronta mescolandola alla finzione, in un impasto dal sapore amaro, dal linguaggio necessariamente crudo ben riscontrabile nell’utilizzo del dialetto, che meglio di ogni altro elemento riesce a ricordare sempre la realtà più vera della provincia italiana.
L’autore, nato nel 1977, ha vissuto a Martina Franca per poi trasferirsi a Roma, e qui lavorare come caporedattore per Nuovi argomenti, per poi approdare prima in Mondadori come editor e poi alla Fandango Libri. Fra le varie pubblicazioni si ricordano, per la poesia, Le luci gialle della contraerea (2004), Nuovissima poesia italiana (2004) e la raccolta Inverno per Marcos y marcos. L’esordio in prosa è datato 2003 con Neppure quando è notte (peQuod), seguito poi da Vita precaria e amore eterno, Il paese delle spose infelici e Ad occhi aperti, tutti editi da Mondadori.
Andrea Camillo