Intercettazioni, Anm: La distinzione spetta ai giudici, non a un ministro

Continua a tenere banco la polemica circa la presunta necessità di regolamentare il modo di trattare le intercettazioni. Il tema, tornato in cima all’agenda del Governo in concomitanza con lo scoppio dello scandalo P4, che ha portato alla luce l’oscuro mondo che ruotava intorno alla figura di Luigi Bisignani, sembra interessare la politica ancor più delle trame, atte a condizionare la trasparenza della vita istituzionale, intrecciate dal gruppo di affaristi e faccendieri che ruotava attorno al figlio dell’ex manager della Pirelli.
Dopo lo stupore espresso ieri da Giovandomenico Lepore, il magistrato titolare dell’inchiesta, che ieri ha considerato assurdo il volersi concentrare sul modo in cui le notizie raggiungono l’opinione pubblica, trascurandone il contenuto scabroso, oggi a parlare è stato Luca Palamara, presidente dell’Associazione nazionale magistrati.

Guardare la trave – Palamara ha così commentato le recenti discussioni che hanno coinvolto esponenti della politica e rappresentanti della magistratura: “E’ inaccettabile che ci si preoccupi della pagliuzza anziché guardare la trave. I fatti che stanno emergendo sono gravi“.
Il presidente dell’Anm ha poi aggiunto, in relazione al coinvolgimento di magistrati nell’inchiesta – l’ex magistrato e ora parlamentare Pdl Alfonso Papa, su tutti – che “ci sono fatti che ci riguardano da vicino che ci troviamo costretti ad affrontare ancora una volta, a distanza di un anno. Fatti e comportamenti di fronte ai quali non si possono mostrare indugi e tentennamenti, vanno affrontati senza sé e senza ma. Occorre una posizione netta perché la credibilità della magistratura passa attraverso la credibilità dei comportamenti di tutti i magistrati”.
Per Palamara, infine, quando si parla di intercettazioni pertinenti e superflue, la distinzione spetta a un giudice e non alla politica o a un ministro“.

Simone Olivelli