La montagna ha partorito il topolino: l’attesa manovra economica targata Giulio Tremonti ha apparentemente ottenuto buona accoglienza nella maggioranza, con cauta soddisfazione di tutti. Per quanto va da subito precisato che la scelta del ministro è stata quella di procrastinare le misure più dolorose, rimettendo al prossimo esecutivo (quello che si insedierà dal 2013) la responsabilità di reperire cifre astronomiche: 40 miliardi in due anni. Per ora Tremonti ha deciso di puntare su una manovra “light” (meno di 2 miliardi nel 2011, circa 5 nel 2012), incassando il placet del Cavaliere e di buona parte della squadra di governo.
Un ministro sotto pressione – Due incontri per illustrare le linee guida della manovra economica e per rinsaldare un rapporto provato da divergenze di vedute e da antiche incomprensioni. Per il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, quella di ieri è stata una giornata lunghissima. Il vertice col presidente del Consiglio e il leader del Carroccio prima e con i colleghi dell’esecutivo dopo hanno messo a dura prova il sistema nervoso del superministro, che ha però dato prova di grande autocontrollo. Tanto che alla fine della giornata, il bilancio parla di una maggioranza compatta e coesa e di un Tremonti per nulla intenzionato a lasciare il suo incarico.
La scelta di rinviare – Il “miracolo” di Tremonti si chiama rinvio. Il responsabile dei conti pubblici ha, infatti, scelto di allontanare il confronto frontale con le cifre più impegnative della manovra, concentrandosi per il momento su un provvedimento più “leggero” e digeribile. Lo sforzo chiesto dal ministro dell’Economia ai colleghi è più che contenuto e si limita a reperire cifre irrisorie rispetto a quelle che dovranno essere trovate a partire dal 2013. Una decisione insolita, distante dal “rigorismo” tremontiano che ha finora avuto la meglio, con la quale il titolare di via XX settembre è riuscito a incassare il disco verde di tutti. O quasi.
Le reazioni del Cav e del Senatur – Tra i più soddisfatti (si dice), il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che ha ieri potuto registrare la ritrovata “collegialità” della sua maggioranza. Di più: il Cavaliere ha benedetto la scelta del suo ministro di rimandare al futuro le scelte più dolorose e di rimettere (per il momento) la temuta forbice nel cassetto. Più cauto nel suo giudizio il numero uno della Lega, Umberto Bossi, che si è comunque detto soddisfatto delle anticipazioni di Tremonti: “Siamo riusciti ad ottenere la modifica del Patto di stabilità per i Comuni virtuosi – ha spiegato il Senatur – A noi interessava il Patto di stabilità innanzitutto, in maniera da permettere ai Comuni che hanno un sacco di miliardi di poterli spendere”.
Il nuovo volto di Tremonti – Ma quando i giornalisti lo hanno incalzato, chiedendogli se il peggio per il governo possa considerarsi passato, il leader del Carroccio ha preferito non sbilanciarsi troppo: “Finché non è passata la manovra – ha osservato Bossi – il governo è a rischio“. Come a dire: non è ancora tempo per cantare vittoria. Il resto sta tutto nelle dichiarazioni apparentemente soddisfatte dei vari ministri che, uscendo dal vertice di palazzo Grazioli, hanno confermato la compattezza della maggioranza e l’intenzione di procedere spediti verso la fine della legislatura. Con un pizzico di incredulità: in pochi, infatti, tra gli agguerritissimi ministri, avevano immaginato che di fronte a loro avrebbero trovato un Giulio Tremonti così “dialogante“. Il nuovo volto del ministro, aperto a suggerimenti e osservazioni, ha spiazzato un po’ tutti.
Maria Saporito