Il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, e l’editorialista de Il Giornale, Vittorio Feltri, hanno oggi dato vita a un fitto carteggio sulle colonne del quotidiano milanese. Al centro della querelle, la definizione di “cacasotto” che – stando a quanto riportato dal giornalista – Casini avrebbe affibbiato al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, dopo la presentazione della sua manovra economica. “Non l’ho mai detto – ha smentito il centrista – e non ho mai pensato che Tremonti potesse fare qualcosa di diverso da quello che ha fatto”. Da qui l’ennesimo appello a puntare su un governo di responsabilità nazionale, che Vittorio Feltri ha però fortemente criticato. “Il governo che proponi tu – ha chiesto il giornalista a Casini – quali garanzie di efficienza offrirebbe?”.
L’epiteto della discordia – Si parte da un’espressione colorita: “cacasotto“, che – stando a quanto riferito da Vittorio Feltri – Pier Ferdinando Casini avrebbe utilizzato per descrivere il superministro Tremonti, autore di una manovra economica considerata irresponsabile. Una parola che al leader dell’Udc non è andata giù e che lo ha spinto a prendere carta e penna per vergare una lettera al noto giornalista. “Caro direttore – è l’incipit – che il Giornale attacchi il mio partito, la mia politica e anche la mia persona fa parte delle regole del gioco e non sarò certo io a scandalizzarmi. Ma che mi dedichi un intero articolo di fondo sul presupposto che avrei definito Tremonti un ‘cacasotto’ – ha continuato Casini – mi dispiace molto”.
L’inevitabile compromesso – “Primo perché non l’ho mai detto – ha spiegato il centrista – e secondo perché nei giorni scorsi non ho mai pensato che Tremonti potesse fare qualcosa di diverso da quello che ha fatto, cioè cercare un compromesso con Berlusconi, la Lega e la sua maggioranza. Con la debolezza che c’è all’interno del governo – ha osservato il numero uno dell’Udc – nessuno è nelle condizioni di tirare troppo la corda e neanche Tremonti”. Il preambolo per giungere alla prevedibile conclusione, nella quale il centrista ha rinverdito la proposta di dare vita a un governo di responsabilità nazionale, capace di “fare quelle scelte impopolari che l’Italia rinvia di legislatura in legislatura”.
La risposta di Feltri – Una missiva piccata, a cui Vittorio Feltri non ha mancato di rispondere in maniera altrettanto vigorosa. “La storia del ‘cacasotto’ – ha precisato il giornalista – non me la sono inventata: era su parecchi siti autorevoli e l’ho ripresa senza dubitare della sua fondatezza, perché è noto il desiderio dell’Udc di cambiare manico a Palazzo Chigi”. Quanto alla proposta di investire su un governo di transizione: “Perché farlo – ha chiesto il giornalista – quando ce n’è già uno ‘normale’ che, per quanto funestato da polemiche, gode in Parlamento dei numeri necessari a reggersi in piedi? Il governo che proponi tu, caro presidente, quali garanzie di efficienza offrirebbe? Vuoi elencarmi i partiti idonei e disposti ad appoggiarlo? E con che programma – ha rincarato Feltri – sarebbe in grado di rilanciare il Paese con più efficacia rispetto a quello del Cavaliere?”.
Maria Saporito