
“Una maratona De Sica – spiega Tatti Sanguineti – può permettersi la birichinata di accostare capolavori intoccabili come Ladri di biciclette o Umberto D. a filmetti ultraminori che De Sica interpretò per saldare debiti contratti a Sanremo o a Montecarlo. Quando Vittorio morì, cittadino francese, nel 1974, la sua seconda moglie scoprì l’esistenza di piccoli film in cui lui aveva fatto pose e cammei di cui lei nulla seppe vita natural durante. Nella maggior parte di questi film, De Sica faceva il conte o l’avvocato, oppure l’uomo in divisa o l’artista vario”.
“Quando fu più giovane – prosegue il critico – nella mezza età in cui si era rifiutato giustamente di incarnare il pensionato affamato ma fiero di Umberto D., poco prima e poco dopo quest’opera superba e coraggiosa, De Sica era stato il maestro Perboni di Cuore di De Amicis (film emblema della ricostruzione della nostra industria), ed era stato l’insegnante squattrinato di Buongiorno elefante! di Franciolini. Questo piccolo dettaglio filmografico, ad esempio, di un De Sica maestro versus un De Sica maestro mancato, ci consente di rileggere pagine cruciali in una luce veramente più ricca. L’accoppiamento selvaggio di opere così diverse ci aiuta a spiegare i mille volti di un uomo che sembrava sempre non aver dormito mai abbastanza. Poveretto! Metteva due figli a letto in una casa, andava a dormire in un’altra e poi tornava per svegliare i ragazzi e portarli a scuola”.
I prossimi appuntamenti di “Cinema ritrovato”, sempre a cura di Tatti Sanguineti, vedranno protagonisti Federico Fellini, Mario Monicelli e Walter Chiari.
Roberto Del Bove