Scoperta supernova in fase esplosiva. E’ stato solo con un telescopio lungo più di due metri e denominato “bok” che si è potuta avere la conferma dell’avvistamento di un’altra supernova, la terza scoperta in due anni. Lo Steward Observatory di Tucson dopo aver fatto le indagini del caso ha attribuito la paternità della scoperta all’Unione Astrofili Senesi, i primi ad avvistare l’astro in piena fase esplosiva. E’ quanto spiegato in una nota diffusa sul sito omonimo. Gli astronomi italiani ci sono riusciti con un telescopio lungo un quarto di quello situato negli States. Ad accorgersi del bagliore provocato dall’esplosione stellare è stato Simone Leonini, già noto nell’ambiente per il suo “fiuto”, per così dire, stellare.
330 milioni di anni fa. Tanto vecchia, secondo quanto riportato dall’Ansa, sarebbe l’esplosione che ha permesso a Leonini di individuare la supernova dall’osservatorio di Montarrenti.Il fenomeno spaziare sarebbe avvenuto all’interno della galassia chiamata UGC11501 e precisamente all’interno della costellazione dell’Aquila. La conseguenza dell’esplosione stellare è stata denominata SN2011 dn.
Come si forma una supernova. Sostanzialmente la supernova è una stella che esplode e muore, Il canto del cigno di quest’ultima. Durante il suddetto processo, del tutto naturale, la quantità di energia sprigionata è probabilmente incalcolabile in modo preciso dagli strumenti di rilevazione terrestri. Il bagliore provocato dall’esplosione può illuminare un’intera galassia. Date le distanze astrali, la luce, pur viaggiando a circa 300.000 km/sec, ci può mettere milioni di anni a raggiungere una determinata destinazione (ovviamente involontaria). In questo caso il bagliore della SN2011 dn ci avrebbe messo più di 300 milioni di anni a raggiungere la Terra. La supernova scoperta da Leonini è stata classificata di tipo IA, che identifica la conseguenza di un’esplosione di una nana bianca, dopo aver accumulato “troppa” materia da una stella compagna.
A.S.